La palla è passata più volte di mano. Prima la procura di Agrigento, con il pm Luigi Patronaggio che ha iscritto il ministro dell’Interno nel registro degli indagati ipotizzando cinque diversi reati commessi durante la gestione del caso Diciotti. Poi gli uffici di Palermo, che hanno analizzato il dossier spedito da Agrigento e hanno “confermato” solo una delle cinque ipotesi: il sequestro di persona aggravato, commesso da pubblico ufficiale in danno (anche) di minorenni. E ora la matassa dovrà sbrogliarla il tribunale dei Ministri, ma non senza alcune incognite. I giudici sorteggiati sono Fabio Pilato, Filippo Sergio e Giuseppe Sidoti.
Dopo la notifica dell’indagine, mostrata all’Italia via Facebook da Salvini, ora l’unico Tribunale che può verificare i documenti e raccogliere altri elementi è l’organo deputato a indagare su un rappresentante del governo. Per ora il fascicolo è stato trasmesso da Lo Voi ai tre giudici del tribunale dei ministri di Palermo, ma non è detto che la competenza spetti a loro.
Questo dunque dovrà fare il Tribunale dei ministri di Palermo: stabilire i capi di imputazione, rivedere le carte, raccogliere altri elementi, verificare se ci sono dei “complici” (i pm di Palermo hanno stralciato la posizione del capo di gabinetto Matteo Piantedosi) e capire di chi sia la competenza territoriale. Ed è qui che l’indagine contro Salvini potrebbe subire il primo stop.
Sussistono infatti alcuni dubbi. La Diciotti infatti rimase per alcuni giorni al largo di Lampedusa, poi arrivò a Catania dove i migranti rimasero a bordo per diverso tempo. Se il “reato” si considera commesso già a Lampedusa (dove ci fu il primo diniego allo sbarco), allora la competenza sarebbe di Palermo. Ma se invece l'ordine di tenerli a bordo fosse da valutarsi solo quando l’imbarcazione è arrivata a Catania per lo scalo tecnico, allora la palla dovrebbe passare alla città etnea e al suo distretto giudiziario.
Non solo. Dipende anche dai reati contestati. Se dovesse cadere l’accusa di sequestro di persona e la “sezione speciale” dovesse riesumare l'ipotesi di reato di omissione di atti di ufficio o l’abuso di ufficio, allora il fascicolo per competenza dovrebbe passare a Roma.
Superato questo scoglio, inizierà l’indagine vera e propria. Il tribunale dei ministri (quello di Palermo o quello di Catania) analizzerà i documenti prodotti dalle procure di Agrigento e di Palermo. Poi cercherà di acquisire altri documenti. Non ci sono atti ufficiali sul diniego allo sbarco: da quanto è emerso l’ordine sarebbe arrivato per telefono.
Dunque, scrive il corriere, “per ipotizzare il più grave 'sequestro di persona a scopo di coazione' bisognerà acquisire formalmente le dichiarazioni di Salvini che legava il destino dei migranti alla scelta dell’Europa di farsene carico insieme all’Italia”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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