"Ecco la parcella 'fumante': il premier Conte ha mentito"

Qual è la verità sui rapporti con Alpa? Le Iene mostrano una parcella da 27mila euro su carta intestata a entrambi: "Conte ha mentito"

"Ecco la parcella 'fumante': il premier Conte ha mentito"

"Sono trasparente. Ma è una partita che dovete giocare con il Garante". Il premier Giuseppe Conte cerca di divincolarsi così dalle accuse che gli vengono mosse dalle Iene. Eppure il programma di Davide Parenti gli ritira fuori quella fattura del 2002 che porta in calce due firme: la sua e quella di Guido Alpa. I due erano stati incaricati di difendere l'Autorità garante della Privacy in una causa con la Rai. Nella puntata di questa sera Antonino Monteleone e Marco Occhipinti mostrano documenti esclusivi che dimostrano che l'avvocato del popolo ha mentito sui rapporti di lavoro col professore e che quest'ultimo non avrebbe potuto esaminarlo nel concorso che lo nominò professore di diritto privato a Caserta.

La vicenda era già stata sollevata da Repubblica all'inizio di ottobre del 2018. Già allora i rapporti tra Conte e Alpa erano considerati piuttosto fumosi. Anche perché nel 2002 Alpa era stato uno dei commissari d'esame al concorso, poi vinto da Conte, per la cattedra all'università di Caserta. "Il professore, già mentore e amico dell'attuale premier, era incompatibile nel ruolo di commissario d'esame?", si chiedono Le Iene che, nella puntata di questa sera, tirano fuori un nuovo documento esclusivo che confermerebbe il legame tra i due e quindi l'incopatibilità. Un legame che investe interessi sia economici sia professionali e che, quindi, lo renderebbe inadatto a essere il commissario d'esame al concorso con cui Conte è diventato professore ordinario di diritto privato. Ma andiamo con ordine.

Il documento in questione è legato alla causa portata avanti dai due avvocati nello stesso anno in difesa dell'Autorità garante della privacy. "Una causa per la quale, aveva tenuto a precisare Giuseppe Conte, per stroncare i dubbi su una eventuale comunanza di interessi economici tra i due, ognuno aveva fatturato per conto suo", spiegano Le Iene che, andando a scavare a fondo, sono riuscite a dimostrare il contrario. La parcella, come si vede da un'immagine pubblicata sul sito della trasmissione, è "su carta intestata a entrambi, con la richiesta di pagamento dell'intera cifra di 26.830,15 euro su un unico conto corrente di una filiale di Genova di Banca Intesa, il tutto firmato da entrambi, Guido Alpa e Giuseppe Conte".

La difesa di Conte viene, quindi, a cadere. E getta nuove ombre su Palazzo Chigi, proprio nel giorno in cui si trova a dover respingere l'offensiva di Luigi Di Maio sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). "È ancora possibile a questo punto sostenere, come ha fatto Conte nell'ultimo anno ai microfoni delle Iene, che non vi fossero interessi economici in comune e che non vi fosse incompatibilità del professor Alpa nel giudicare Conte al concorso universitario?", si chiedono Le Iene ipotizzando, a questo punto, che il premier abbia "mentito sul fatto che ognuno avesse fatturato per conto suo". E dire che già nel suo curriculum vitae aveva scritto che nel 2002 avevano aperto insieme uno studio legale in via Cairoli, a Roma, che si occupava sia di diritto civile sia di diritto societario e fallimentare. Uno studio che, come fanno notare Monteleone e Occhipinti, "aveva in realtà un unico numero di telefono e una stessa segretaria, pagata da entrambi".

Secondo Le Iene, il documento pubblicato in escluiva confermerebbe anche un'altra circostanza su cui Conte non avrebbero detto la verità. "Prima del concorso universitario, da quanto riferito da Alpa, Conte era ospite in via Sardegna e non come aveva detto il premier alle Iene e a Repubblica con un contratto d'affitto separato per il suo studio al piano di sopra di quello di Alpa, in piazza Cairoli, dove si trasferirà alcuni anni dopo", accusa la trasmissione di Parenti che, a sostegno di questa ricostruzione, mostra anche i verbali delle udienze di quel processo al tribunale civile di Roma.

"Da qui - concludono - si evince che Conte partecipò sempre, tranne una sola volta in cui fu sostituito, mentre Alpa non andò mai. È legittimo dunque pensare al 'dominus' che manda a udienza il suo 'giovane allievo'?".

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