"Fare l'ospite non è nella mia natura. Già stare seduto mi mette in imbarazzo". Dopo 22 anni Michele Santoro torna in uno studio Mediaset. Il giornalista e scrittore è stato intervistato da Nicola Porro a Quarta Repubblica, il talk show dedicato ad attualità politica ed economica. Santoro ha parlato, tra l'altro, della sua ultima fatica Nient’altro che la verità (Marsilio), testo in cui si narra la storia del killer mafioso Maurizio Avola. "Questa volta ho deciso di parlare con il pubblico in tutte le sue articolazioni perché il libro merita di essere segnalato all'attenzione. Mi auguro che qualcuno lo legga", ha esordito Santoro. Che, nel corso della puntata, ha ricordato approfonditamente anche dei suoi trascorsi e delle sue battaglie con Silvio Berlusconi.
Il Bene e il Male
Il giornalista ha quindi raccontato un episodio della sua vita per dare l'idea dell'aria che si respirava ai tempi della strage di Piazza Fontana. "Avevo 18 anni. In Italia si è seguita subito la pista anarchica. Sono state perquisite 50 case. Una di queste era la mia. I militari sono entrati. Cercavano esplosivi perché un informatore ha detto che da me potevano trovarli", ha dichiarato Santoro. "La mia strada poteva diventare quella di tanti ragazzi che poi hanno scelto la strada di terrorismo. Il bene e il male non sono così separati. Sono bivi nei quali ci troviamo nella nostra vita", ha aggiunto.
All'epoca, ha sostenuto Santoro, c'era uno Stato "che non poteva considerarsi completamente dalla parte del bene". "Oggi è facile ricostruire quei fatti e dividere in buoni e cattivi. La violenza che ho subito io poteva portarmi a scegliere la strada del terrorismo. Poi ho avuto la fortuna di avere una educazione e mi sono salvato. Ma altri non si sono salvati", ha chiosato l'ospite di Porro.
Santoro ha quindi tratteggiato il killer Avola: "Dire che è un mostro vuol dire impedirci di pensare tutto ciò che c'è stato intorno a lui. Le complicità, i magistrati, i poliziotti, l'insieme di una società corrotta che quando questo andava a scuola, solo perché non era bravo, lo consideravano uno senza capacità. Quindi quando incontra il male, il male gli dà il rispetto. È lì che diventa gigantesca la sua passione per il male".
Mafia e toghe sporche
Nel suo libro Santoro sostiene che è la Mafia a decidere. "Lo ribadisco. Non nego che ci siano complicità, servizi segreti, politici che cercano forme di collusioni, favoreggiatori. Ma Cosa Nostra non aspettava gli ordini che arrivavano dai servizi segreti. Altrimenti tutto sarebbe stato deciso dallo Stato", ha sottolineato Santoro, stroncando una narrazione per anni predominante. "Berlusconi non ha dato l'ordine di fare stragi e non le ha ideate", ha quindi aggiunto il giornalista.
Per quanto riguarda il nodo "toghe sporche", se fosse vero che la magistratura è inquinata da una loggia più o meno segreta, saremmo di fronte a un problema per la democrazia. "Dopo il crollo della prima repubblica non abbiamo mai creato una nuova repubblica. Il passaggio di Berlusconi non ha portato riforme che sarebbero servite. Abbiamo perso 20 anni. Non c'erano partiti seri. Oggi siamo agli sgoccioli", ha commentato Santoro.
Gli anni del berlusconismo
Santoro, parlando del passato, ha tuttavia ricordato come ai tempi di Berlusconi ci fosse un dualismo – da una parte la visione del Cav, dall'altra quella di chi lo combatteva – mentre oggi "non è rimasto più nulla". Nel frattempo il Movimento 5 Stelle è salito al potere "senza avere la cultura per governare un Paese" perché "i partiti si sono sgretolati". Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, presente in studio nelle vesti di ospite, ha incalzato Santoro con alcune domande. "Ritieni violento che un signore come Berlusconi abbia subito 24 processi oppure sei convinto che la violenza è solo quando lo Stato è venuto a casa tua?", ha chiesto Sallusti al suo interlocutore.
Santoro ha quindi parlato specificatamente di Silvio Berlusconi, "rivalutandone", in parte, la figura: "La sua statura è fuori discussione, così come le sue capacità politiche. Berlusconi ha avuto un'intelligenza tattica che gli altri non hanno avuto. Oggi i protagonisti della politica sono tutti minori tranne Draghi. Che però non viene dalla storia politica italiana". A detta di Santoro, insomma, ci troviamo in una democrazia "molto più in crisi di allora perché non siamo mai usciti dalla prima repubblica".
Libertà e politicamente corretto
Per quanto riguarda le polemiche che hanno travolto i comici Pio e Amedeo, Santoro sembra avere le idee chiarissime: "Non possiamo ridurre il linguaggio di due comici a quello del politicamente corretto. Questa è la fine della libertà. Possiamo guardarli o non guardarli, ma non possiamo giudicarli col metro con cui guidicheremmo un politico".
Santoro ha infine parlato del lockdown causato dalla pandemia di Covid-19 e della sofferenza derivante dalla mancanza di
libertà. "Non mi piace delegare la mia vita al potere. Ciò che è successo è “siamo noi che gestiamo la vostra vita. Fidatevi di noi”. L'esproriazione della creatività di ognuno di noi, in futuro, farà dei danni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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