Economia, tra flat tax, reddito di cittadinanza e salario minimo

Flat tax, reddito minimo di cittadinanza e salario minimo garantito. Sono queste le tre diverse ricette economiche che il centrodestra, il Movimento Cinquestelle e il Pd propongono agli elettori in vista delle Politiche del 4 marzo prossimo

Economia, tra flat tax, reddito di cittadinanza e salario minimo

Flat tax, reddito minimo di cittadinanza e salario minimo garantito. Sono queste le tre diverse ricette economiche che il centrodestra, il Movimento Cinquestelle e il Pd propongono agli elettori in vista delle Politiche del 4 marzo prossimo. Vediamo ora i dettagli.

Il centrodestra punta sulla flat tax per rilanciare l'economia

FORZA ITALIA prevede di introdurre un’unica aliquota fiscale (flat tax) al 23% per famiglie e imprese con una no tax area che garantisca la progressività dell’imposta. Promette di abolire: la tassa sulle donazioni, il bollo sua prima auto, l’imposta di successione, le tasse sui risparmi e il limite dell’uso del contante. Si prefigge l’obiettivo di attuare una “pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica”. Intende revisionare il Codice degli appalti e chiudere effettivamente Equitalia dando libertà agli Enti locali di decidere i metodi di riscossione. Prevede di riformare la legge Fornero, raddoppiare l’assegno minimo per le pensioni di invalidità, aumentare la pensione minima a 1000 euro e vuol consentire che anche le mamme ne abbiano una. Propone di pagare i debiti che la PA ha nei confronti di cittadini e imprese “con lo strumento innovativo dei Titoli di Stato di piccolo taglio”. Introdurrà un codice delle norme a tutela dei diritti degli animali domestici e di affezione, il principio del divieto di tassazione in assenza di reddito e “l’autocertificazione preventiva delle iniziative in ambito privato, ora sottoposte ad autorizzazione con verifica ispettiva al termine delle opere”.

LA LEGA propone un'aliquota unica al 15% sul reddito sia per le persone fisiche sia per le aziende e promette di stare “dalla parte di chi produce ricchezza, soprattutto dei piccoli imprenditori, commercianti e artigiani”. Questa riforma fiscale prevede anche l’introduzione di un sistema di deduzioni che aiuterà le fasce più deboli. Altri obiettivi principali sono la difesa del Made in Italy e la lotta alla delocalizzazione. Pensa di multare pesantemente coloro che, dopo aver ricevuto fondi statali, hanno spostato tali risorse su Paesi a minor costo di manodopera. Sul versante pensioni si prefigura l’eliminazione della legge Fornero mentre, per quanto riguarda la contrattazione sindacale si punta a un modello sempre meno centralista e sempre più regionalista.

FRATELLI D’ITALIA promette di ridurre la presenza dello Stato “negli ambiti non essenziali” e di porre un tetto alle tasse in Costituzione. Ma non solo. “Ogni nuova o maggiore tassa deve essere introdotta con un preavviso di almeno due anni” mentre il deficit dello Stato sarebbe consentito solo per finanziare investimenti pubblici. Intende cancellare “l’aberrazione dell’inversione dell’onere della prova” e abolire realmente gli studi di settore. Chiede la “pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica attraverso un concordato generalizzato” e vuole innalzare il regime dei minimi a 50 mila euro. Prevede l’abolizione del tetto all’uso del contante e il risarcimento economico in caso di cartelle o "bollette pazze". Propone una flat tax al 15%“per famiglie e imprese sul reddito incrementale rispetto all’anno precedente e successivamente per l’intero reddito prodotto”. Per le aziende del Nord che aprono delle sedi nel Sud Italia approverebbe una super deduzione mentre tutte le imprese che operano in zone disagiate non pagherebbe alcuna tassa. Per i pensionati italiani e stranieri che spostano la residenza nel Sud ci sarebbe un taglio del 10% sulle tasse. La legge Fornero sarebbe sostituita da un’altra legge che cancellerebbe “l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita” e consentirebbe una maggiore flessibilità in uscita. Al posto del reddito di cittadinanza si prevedono aiuti economici ad hoc come l’aumento delle minime e il raddoppio dell’assegno di invalidità.

NOI CON L’ITALIA intende approvare una flat tax partendo dai redditi tra 28.000 e 55.000 euro. Promette di eliminare tutti gli oneri non richiesti dall’Ue, concedere alle imprese il credito d’imposta, ridurre il cuneo fiscale e ripristinare i voucher. Si prefigge di ridurre il debito pubblico di almeno il 20% in 5 anni attraverso un’opera di spending review. Vuole creare un sistema assicurativo contro il rischio di disoccupazione, anche per imprenditori e partite IVA e defiscalizzare le start up e gli investitori per 10 anni. Lavora per riformare e unificare la Vigilanza bancaria per evitare ulteriori crack delle banche. Rendere la fatturazione elettronica tra privati un’opportunità e non un obbligo attraverso"effetti premiali per chi se ne avvale”.

Per M5S la soluzione è il reddito di cittadinanza

IL MOVIMENTO 5 STELLE propone di introdurre il ‘reddito di cittadinanza’. Una misura che costa circa 17 miliardi e che andrà a favore di 9 milioni di italiani che hanno redditi molto bassi o non ne percepiscono proprio. “E questo vale per i componenti di tutta la famiglia: una famiglia di 4 persone può arrivare a percepire anche 1950 euro. Naturalmente esenti da tasse, ed esenti anche da pignoramenti”. Le coperture arriverebbero da operazioni di spending review. Promette di dimezzare l’Irap e di rimodulare le aliquote Irpef estendendo la ‘no tax area’ che salirà a 10mila euro e a 26mila per i nuclei familiari (costo totale dell’operazione: 13 miliardi). Altre misure di rilievo saranno: la riforma della legge Fornero, la creazione di una nuova “Banca Pubblica per gli Investimenti”, la separazione tra banche d’affari e banche commerciali e la riduzione dell’orario di lavoro. Per quanto riguarda il fisco sarà introdotto “il principio generale del contraddittorio nell’ambito delle attività di verifica e di accertamento, per obbligare l’amministrazione finanziaria ad “ascoltare” le ragioni del contribuente prima di adottare accertamenti o atti impositivi nei suoi confronti. La riduzione del 40% del rapporto debito/Pil sarebbe spalmata nell’arco di dieci anni.

Pd e centrosinistra, tra continuità e salario minimo garantito

IL PARTITO DEMOCRATICO promette di approvare il salario minimo garantito che le imprese potranno usare solo in assenza di un contratto collettivo. Tale provvedimento, perciò, “dovrà essere accompagnato da una legge sulla rappresentanza sindacale, in grado di garantire la verifica dell’effettiva rappresentatività dei soggetti che firmeranno i contratti nazionali”. In ogni caso scatterà una sanzione nel caso in cui il salario dovesse essere sotto il minimo legale. Vuole ridurre il costo dei contributi per il tempo indeterminato a tutele crescenti dal 33% al 29%. Per i precari prevede di introdurre una buonuscita compensatoria che l’impresa pagherà al lavoratore “in maniera proporzionale alla durata cumulata dei contratti temporanei che ha avuto”. Per gli under-30 con un reddito fino a 30 mila euro e un contratto d’affitto sulle spalle destinerà una detrazione fiscale del valore di 150 euro al mese. Gli 80 euro, invece, saranno estesi anche ai detentori di partite Iva e l’aliquota Ires passerà al 22%. Vi sarà una “patente fiscale a punti con una serie di vantaggi, tributari e non, per i contribuenti che pagano correttamente le tasse”.

CIVICA POPOLARE intende “rendere strutturali per tre anni gli ammortamenti e superammortamenti” ma anche il credito d’imposta per la formazione. Vuole estendere il piano Impresa 4.0 al turismo e “introdurre incentivi fiscali sugli utili dei primi tre anni di vita delle start-up innovative”. Punta a indennizzare quei cittadini penalizzati dai ritardi della PA e si prefigge di rimodulare il calendario fiscale per imprese e autonomi così da spalmare trimestralmente il pagamento degli acconti d’imposta. Crede che lo Stato non possa pretendere il pagamento delle tasse dai “contribuenti con i quali ha un debito in arretrato” e le tasse dalle imprese che non hanno incassato “i corrispettivi delle fatture emesse”. Promette di abrogare le disposizioni sull’inversione dell’onere della prova e si dice contrario al sequestro preventivo dei beni.

+EUROPA propone di congelare la spesa nominale fissandone un limite per cinque anni attuando forti politiche di spending review e tagliando alcuni sussidi. Promette di ridurre le imposte dirette con “il taglio di quelle sul reddito di persone e imprese”. Vuole semplificare l’Irpef introducendo tre aliquote: 20% fino a 40mila euro; 30% fino a 60mila euro e 40% oltre i 60mila euro.

L’Ires, invece, scenderebbe al 20%.

LA LISTA INSIEME intende destinare 75 miliardi di detrazione/deduzioni per ridurre il cuneo fiscale sui redditi da lavoro mentre per rilanciare l’economia propone un “Green New deal”.

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