Il Viminale apre all'Election day. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese non avrebbe opposto alcun ostacolo all'ipotesi di accorpare in primavera elezioni amministrative e referendum.
La disponibilità del ministero dell'Interno filtra all'indomani dell'approvazione in Parlamento di un ordine del giorno che impegna il governo a fissare una data unica per referendum e voto amministrativo.
Ovviamente, l'ordine del giorno non vincola l'esecutivo ad alcuna decisione. Ma è chiaro il messaggio politico che arriva dalle forze politiche. La Lega spinge per l'accorpamento delle due competizioni, puntando sull'effetto trascinamento per raggiungere il quorum per la validità della consultazione. «L'ipotesi di un'election day - viene riferito al Giornale da diverse fonti di governo - è molto concreta».
Si sta ragionando in queste ore se procedere all'accorpamento tra referendum e primo turno per le amministrative o referendum e turno di ballottaggio. Nel governo si ragiona su due opzioni: i Cinque stelle vorrebbero fissare la data del referendum il 12 giugno, abbinandolo al turno di ballottaggio. È la posizione di chi punta a limitare la partecipazione, sperando nel mancato raggiungimento del quorum. Si tratterebbe del mini election day, con la convocazione di una data unica per referendum e ballottaggi. L'altra opzione sul tavolo del governo, su cui si sta ragionando in queste ore con insistenza, anche alla luce dell'indicazione arrivata con il voto del Parlamento sull'ordine del giorno, è di unire referendum e primo turno delle Comunali. È la proposta della Lega che comporterebbe un risparmio per le casse dello Stato pari a 200 milioni di euro. In questo caso le date sono due: 22 o 29 maggio. Le obiezioni al fronte che spinge per l'election day sono i tempi strettissimi, per organizzare la doppia consultazione a fine maggio, e il rischio di rallentare le procedure di voto con file e assembramenti. Però dagli uffici del Viminale fanno trapelare di essere pronti per ogni soluzione. Non c'è alcun ostacolo di natura tecnica allo svolgimento della consultazione unica. E dunque la decisione (o la partita) diventa tutta politica. E viene caricata sul governo Draghi.
«Forza Italia sarà impegnata, in linea con i suoi principi, per il successo dei referendum sulla giustizia e continuerà a chiedere e sollecitare una buona riforma che restituisca ai cittadini il diritto a processi giusti e a un trattamento umano in carcere» spiega in una nota il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, al termine del vertice ad Arcore con il coordinatore nazionale Antonio Tajani, i capigruppo Annamaria Bernini e Paolo Barelli, i ministri azzurri Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta.
Il Pd si defila. E proprio la posizione dei dem potrebbe rivelarsi alla fine decisiva per una decisione o un'altra. Si studiano i precedenti. Nel 2020, le elezioni regionali e comunali del mese di ottobre furono accorpate con il referendum confermativo sulla legge di riforma costituzionle che tagliava il numero dei parlamentari.
Va precisato, che in quel caso non era richiesto il quorum per la validità della consultazione.C'è un altro precedente nel 2009: il referendum abrogativo sulla legge elettorale (Porcellum) fu indetto insieme alle Amministrative (ballottaggio). Nessun ostacolo. Ma quorum fallito.
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