Embraco licenzia in massa e Calenda si infuria: "Gentaglia irresponsabile"

L'impresa respinge l'ipotesi di cassa integrazione Sindacati e partiti unanimi: un'azienda pirata

Embraco licenzia in massa e Calenda si infuria: "Gentaglia irresponsabile"

Roma - Il peggior caso di multinazionale che «dimostra totale irresponsabilità nei confronti dei lavoratori e totale mancanza di rispetto nei confronti del governo. Io non ricevo più questa gentaglia... gente, perché onestamente ne ho fin sopra i capelli di loro e dei loro consulenti del lavoro, che sono quasi peggio».

È un ministro Carlo Calenda infuriato, quello che al termine di un incontro al Ministero dello Sviluppo con il governatore piemontese Sergio Chiamparino, riferisce dell'impasse con la multinazionale Embraco del gruppo Whirpool a proposito dei 497 licenziamenti alla fabbrica di Riva di Chieri chiesti dall'azienda entro il 25 marzo. Una crisi che aveva visto i sindacati fare muro e rigettare - così come anche il governo - l'offerta di sostituire alcuni contratti esistenti con altri part-time da novembre. «Abbiamo sentito i legali di Embraco con Chiamparino offrendogli tutto il sostegno possibile per fare una Cassa integrazione e hanno risposto negativamente», riferisce un Calenda che mostra la faccia feroce e si dice pronto ad accelerare: «Agiremo di conseguenza, attiviamo urgentemente un lavoro con Invitalia per cercare di trovare un percorso di reindustrializzazione in continuità. È molto importante, anche perché ci sono imprenditori interessati. I tempi ora si fanno più brevi... abbiamo un mese per chiudere tutto».

La proposta di Cig con un piano di reindustrializzazione in continuità è stata rifiutata da Embraco, racconta Calenda, nonostante «le differenze fossero non materiali... ma le motivazioni mostrano una mancanza di attenzione alle persone che raramente ho riscontrato... Quando uno dice che devono per forza licenziare adesso, perché sennò hanno un problema con la borsa... Mai mi era capitato di sentire una cosa del genere». Ma l'azienda ora potrebbe subire duri contraccolpi borsistici proprio per l'ingiustificata chiusura su una crisi che aveva visto intervenire una decina di giorni fa persino Papa Francesco che aveva lanciato agli operai in agitazione un appello a «non mollare, dovete lottare fino alla fine, fino all'ultimo respiro, per difendere i posti di lavoro». E proprio mentre i lavoratori manifestavano ieri bloccando la statale Asti-Torino, è giunta la notizia del nulla di fatto, appresa con rabbia e delusione. Durissimi i commenti da tutte le forze istituzionali, sindacali e politiche. La Fiom, che aveva rigettato la proposta di part-time definendola «indecente», sta valutando di organizzare una manifestazione davanti all'Europarlamento di Bruxelles. Di «atteggiamento scellerato» parla Paolo Capone, segretario generale di Ugl. «Inaccettabile chiusura», accusano la sindaco di Torino, Chiara Appendino, e la leader Cisl, Furlan. Anche il leader leghista Salvini, Forza Italia e Liberi e uguali hanno duramente criticato l'azienda «pirata», come l'ha definita l'azzurro Osvaldo Napoli.

«Colpa delle regole Ue», osservano Salvini e Fassina, puntando il dito contro la delocalizzazione selvaggia all'interno della Ue, che consente stavolta alla Embraco di chiudere lo stabilimento piemontese per andarlo ad aprire nella vicina Slovacchia.

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