«La mia missione è quella di riportare a casa i rapiti. Dovete chiamare i vostri governi e chiedere loro di stare dalla parte di Israele». Le parole di Gal Hirsch, responsabile del governo israeliano per la sorte degli ostaggi sono nette e puntano a trovare una sponda solida anche tra quanti stanno storcendo il naso per i metodi di Israele. Ogni giorno il numero delle persone nelle mani dei terroristi di Hamas aumenta: 126 in un primo bilancio, poi 155, ieri 199, come annunciato dal portavoce militare Daniel Hagari ribadendo che il tema ostaggi è «uno sforzo nazionale di priorità suprema».
Sulla loro sorte, poi, notizie angoscianti. Ieri Hamas ha diffuso il primo video di una israeliana (con nazionalità anche francese) in ostaggio a Gaza. Nel video la donna, 21 anni, dice di chiamarsi Maya Sham della città di Shohaam rapita mentre tornava da una festa. Dice di essere ferita e chiede di tornare dai suoi genitori e fratelli. E sempre ieri il portavoce delle brigate al Qassam Abu Ubaida ha affermato che i bombardamenti israeliani a Gaza hanno già causato la morte di 22 ostaggi.
Mentre si muovono le diplomazie di tutto il mondo, Usa, Turchia ed Egitto su tutti, dal Qatar arriva un barlume di speranza: «Siamo ottimisti riguardo a sviluppi positivi», dicono dal ministero degli Esteri. Proprio nel momento in cui arriva un'insperata e un po' sospetta apertura con l'Iran a fare da tramite. «I funzionari di Hamas sono pronti a prendere le misure necessarie per rilasciare i cittadini e i civili detenuti dai gruppi resistenti, a patto che Israele fermi gli attacchi aerei sulla striscia di Gaza». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani e la sue parole non sono state per il momento confermate dai miliziani. Apertura reale o bluff per prendere tempo? Ancora non è chiaro. Quel che è certo è la conferma dello stretto legame tra Hamas e Teheran. Da Israele la replica è un «No» al cessate il fuoco anche se fonti non confermate, fanno sapere che con prove certe sulla sorte degli ostaggi, si potrebbe iniziare a trattare.
L'altro tema caldissimo riguarda la situazione insostenibile nella Striscia di Gaza cui sono costretti i civili, sotto scacco di Hamas e limitati negli spostamenti mentre Gerusalemme continua a pianificare l'operazione su vasta scala.
Intanto l'allarme umanitario è sempre più preoccupante. «Gaza sta per rimanere senza acqua, la popolazione è costretta a bere acqua malsana», accusa l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi che denuncia anche il furto di carburante e attrezzature mediche dalla sede di Gaza City a opera di miliziani di Hamas. Anche l'Oms lancia un appello alla comunità internazionale: «Restano solo 24 ore per far entrare gli aiuti essenziali alla popolazione di Gaza prima che si verifichi una catastrofe» con Ahmed Al-Mandhari, direttore per il Mediterraneo dell'Organizzazione che spiega: «Non ci sono abbastanza sacchi per i morti a Gaza». «La catastrofica situazione umanitaria a Gaza sta per raggiungere il punto di rottura», ha confermato il commissario europeo per la gestione delle Crisi Janez Lenarcic. Tragica anche la condizione di lavoro dei medici. «Stiamo cominciando a selezionare i casi più gravi e a decidere chi curare. Manca tutto, stiamo lavorando senza strumenti. Siamo completamente al collasso».
In questo clima, continuano gli attacchi israeliani su Gaza e i rais di Hamas. L'esercito riferisce che ieri sarebbe stato ucciso il responsabile per l'intelligence di Hamas a Khan Yunis, nel Sud della Striscia e altri membri di spicco dell'ala militare e politica del movimento, comandanti coinvolti nell'attacco del 7 ottobre. Colpiti anche uno dei quartier generali dei terroristi, siti di lancio e compound militari.
Le sirene e gli allarmi anti-missile hanno risuonato ieri a Tel Aviv con alcuni razzi che sono stati intercettati e abbattuti dal sistema di difesa Iron Drome. Allarme e paura anche a Gerusalemme e Modiin. Quella paura che da giorni aleggia sul Medioriente. Insieme all'attesa di quel che sarà e alla tragica consapevolezza che il baratro è sempre più vicino.
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