Non ne siamo fuori, lo dicono i numeri. E secondo gli esperti non se saremo fuori neanche a breve. «L'ipotesi di un lockdown generalizzato non è ancora scongiurata», avverte Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. E il Natale è ancora a rischio, aggiungono gli altri virologi. «Se noi affrontiamo il prossimo Natale e il prossimo Capodanno con lo stesso spirito con cui abbiamo affrontato Ferragosto - dice l'infettivologo Massimo Galli -, non ne usciamo più. Perché se anche ipoteticamente chiudessimo tutto adesso per tre o quattro settimane e riaprissimo a Natale, è evidente che la riapertura non sarà quella che può consentire alle persone di andare per grandi cenoni e grandi veglioni». «Ora - ammette Galli -, Natale e Capodanno sono due grandi feste ma non bisogna assolutamente ripetere gli errori dell'estate. Essere responsabili non vuol dire che gli italiani debbano diventare improvvisamente monaci di clausura ma è necessario che abbiano comunque delle cautele e che facciano rinunce anche se pesano a tutti».
«Evitare il lockdown generalizzato? Non ci scommetterei una lira», è l'opinione di Andrea Crisanti, microbiologo all'università di Padova. Perché «Con 30/35mila casi al giorno, i morti che sicuramente aumenteranno, vicini a quelli che vedevamo a febbraio-marzo. A un certo punto bisognerà fare il reset, anche se c'è il vaccino. Bisognerà abbassare i casi».
Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri però frena e ricorda che «zone che oggi sono rosse dovranno attendere due settimane per beneficiare dei risultati». «Sento dire - aggiunge - che tutta l'Italia diventerà zona rossa. Io dico che, laddove queste misure funzioneranno, si avrà un beneficio che si tradurrà in un passaggio dal rosso all'arancione e poi al giallo. E quindi andremo avanti con Regioni che avranno bisogno di restrizioni maggiori e Regioni che le hanno avute e che quindi vedranno le restrizioni alleggerite».
Per chiarire il suo pensiero, Sileri spiega: «Si chiama convivenza col virus. Nervi saldi, sangue freddo e fiducia nel sistema. Oggi i pazienti, non trovando risposta sul territorio, vanno in ospedale. Per questo servono chiusure laddove c'è una notevole pressione».
Secondo la fondazione Gimbe siamo ormai, con circa 600mila positivi che corrispondono all'1% della popolazione, in una situazione di «pandemia fuori controllo». E le terapie intensive hanno superato la soglia di saturazione in undici Regioni. «Serve un cambio di rotta su criteri di monitoraggio e dati open - ha detto il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta -, ma nella settimana dal 4 al 10 novembre, rispetto a quella precedente, c'è stato un aumento di oltre 235mila casi e abbiamo 590mila attualmente positivi. Inoltre, salgono a 28.633 i pazienti ricoverati e a 2.971 quelli in terapia intensiva con soglie di saturazione degli ospedali superate, rispettivamente in 16 e 11 Regioni. Negli ultimi 30 giorni, sono stati contagiati oltre 19mila operatori sanitari».
Inoltre, sono ancora molti i punti di domanda sui dati utilizzati.
«L'attribuzione dei colori alle Regioni - spiega Cartabellotta - viene effettuata utilizzando due parametri principali: lo scenario identificato dai valori dell'indice Rt e la classificazione del rischio attraverso i 21 indicatori. Ma il valore di Rt è stimato su dati di 2-3 settimane fa. Invece del binocolo abbiamo uno specchietto retrovisore».
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