Quella fabbrica di denunce per colpire il governo con l'aiutino della sinistra

Il collettivo "Refugees in Libya" e gli esposti subito rilanciati da Pd, 5s e Avs

Quella fabbrica di denunce per colpire il governo con l'aiutino della sinistra
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Elly Schlein non sta nella pelle quando il 29 gennaio scorso, nella sala stampa di Montecitorio, corre a stringere la mano a David Yambio, portavoce di Refugees in Libya, il collettivo di migranti rifugiati politici in Europa che sta mettendo in piedi una guerra, a colpi di esposti e denunce, contro il governo Meloni. Eccolo, la segretaria del Pd ha davanti ai propri occhi il nuovo eroe della sinistra, santificato ed eletto a nuovo messia dei progressisti nel Mondo. Eccolo, il «guerriero» scappato dalle prigioni libiche da lanciare contro Meloni. Il Pd già pregusta il successo.

Dopo i flop Soumahoro e Lucano, la sinistra ci riprova. E subito, la batteria mediatica, Repubblica, La Stampa, La 7, L'Unità, si accende per costruire il personaggio venuto dall'inferno. Quel 29 gennaio, nella sala stampa di Montecitorio, c'è tutta l'opposizione. Fratoianni e Bonelli si strattonano per guadagnare un selfie con Yambio. «Prima io», urla Fratoianni. Che subito posta sui social la foto. Migliaia di condivisioni. Botto! Il leader del M5s Giuseppe Conte è emozionato. Con Yambio ci sono altri due rifugiati, Lam Magok (foto) e Mahamat Daoud. Sorprende la tempestività della conferenza, proprio nelle ore in cui esplode il caso Almasri e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni con i ministri Nordio e Piantedosi finiscono nel mirino della Procura di Roma. Che coincidenza. Proprio in quei giorni arriva il racconto dei tre rifugiati. Altra circostanza sospetta: tutti e tre fanno parte Refugees in Libya, un collettivo di rifugiati e Ong. Il racconto è agghiacciante. Tant'è che i capi della sinistra italiana diramano una nota (sposando in toto la tesi dei tre rifugiati): «Oggi un'informativa sul caso Almasri c'è stata. Ed è stata un bagno di verità, dura, come succede quando le storie di persone in carne ed ossa irrompono sulla scena. A farla però non è stato il governo Meloni come sarebbe stato giusto e necessario e come continuiamo a chiedere. L'informativa l'hanno fatta David Yambio, Lam Magok e Mahamat Daou, vittime di Almasri. Ci hanno consegnato quattro lettere indirizzate a Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano chiedendoci di consegnargliele. Noi ci impegniamo a farlo insieme» commentano Pd, M5s, Avs. Poi da quel giorno è un crescendo di denunce e ospitate televisive. Lam Magok compie il primo passo. Va in Procura a Roma per denunciare Meloni, Nordio e Piantedosi. E subito dopo Magok si fa intervistare da La 7. La star della sinistra è però Yambio. Sulla carta stampata il portavoce di Refugees in Libya trova ampio spazio sul Domani e sull'Unità. In tv spopola.

Il 4 febbraio Yambio rilascia un'intervista all'inviata di Bianca Berlinguer. Poi è il turno de L'Aria che tira. E infine, il deputato Pd Sandro Ruotolo porta il suo caso a Bruxelles. Arriva anche la denuncia di una donna ivoriana contro lo Stato italiano. Sembra un copione scritto. Da chi?

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