New York - Dopo mesi di ipotesi sul nuovo corso dei rapporti tra Washington e Mosca, Donald Trump e Vladimir Putin si sono parlati al telefono, per la prima volta. Un colloquio ufficiale di presentazione quello tra il presidente americano e il collega russo, d'accordo di sviluppare un rapporto «costante» e «alla pari» in attesa di un faccia a faccia, mentre sullo sfondo rimane lo spinoso dossier delle sanzioni. «Non lo conosco, ma spero avremo un fantastico rapporto, perché è possibile», ha anticipato il tycoon alla vigilia, precisando che avere la Russia come alleato «sarebbe un bene». Si è trattato di un colloquio esplorativo, volto ad assicurarsi quella cooperazione di cui si è tanto parlato. In primis per quanto riguarda la lotta comune contro il terrorismo: i due leader vogliono «un reale coordinamento» contro lo Stato Islamico in Siria, ha fatto sapere il Cremlino. Al centro della telefonata anche un futuro incontro e la crisi ucraina, ma probabilmente Trump, consigliato pure dal suo stesso entourage, ha soltanto sfiorato l'argomento delle sanzioni, tema caldo che potrebbe creare attrito con il leader del Cremlino e incomprensioni con il Grand Old Party. A maggior ragione visto che proprio alla vigilia della telefonata tra i due leader, durata 50 minuti, i vertici del partito repubblicano hanno fatto quadrato sulle sanzioni a Mosca. Dopo lo speaker della Camera Paul Ryan, ha preso posizione anche anche il leader della maggioranza Gop al Senato, Mitch McConnell: «Sono contro la rimozione di qualsiasi sanzione - ha detto - Le misure restrittive sono state imposte per il loro comportamento in Crimea, nell'Ucraina orientale e ora sappiamo che si sono intromessi anche nelle nostre elezioni». «Se c'è qualche Paese nel mondo che non merita la rimozione delle sanzioni è proprio la Russia», ha aggiunto.
D'altronde anche Trump, durante la conferenza stampa con Theresa May, ha ammesso che «è troppo presto per parlarne», mentre per la premier inglese la premessa per eliminare le misure restrittive è la piena attuazione degli accordi di Minsk seguiti alla crisi dell'Ucraina.
Nel corso della giornata di ieri il presidente Usa ha chiamato anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, con cui ha parlato per 45 minuti soprattutto di Nato «di importanza fondamentale per la pace» nonostante Trump l'avesse definito «obsoleta», e il presidente francese Francois Hollande, il quale poco prima della telefonata con il tycoon ha invocato «fermezza» da parte dell'Europa nei confronti di Trump, perché il «protezionismo non fa parte del nostro Dna». In più ha chiesto di «rispettare il principio di accettazione dei rifiugiati».
Il re del mattone ha avuto un colloquio anche con il premier australiano Malcolm Turnbull e con il collega giapponese Shinzo Abe, che ha invitato a Washington il 10 febbraio.
Il presidente - come riferito dalla Casa Bianca - ha ribadito «l'impegno di ferro americano» sulla sicurezza del Giappone. I due leader hanno poi promesso di consultarsi e cooperare sulla minaccia posta delle ambizioni nucleari della Nord Corea e discusso della imminente visita del capo del Pentagono James Mattis. VRob- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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