La guerra Israele-Hamas fa scoppiare una mini-faida anche dentro Repubblica, divisa sul tema come il Pd. Colpa di un articolo firmato dall'editorialista Francesco Merlo, dietro al quale una parte della redazione vede la mano del direttore filo-Israele Maurizio Molinari. Merlo scrive nelle pagine di cultura che il fumettista Zerocalcare, ritiratosi dal festival Lucca Comics per via del patrocinio dell'ambasciata israeliana, «fumante di collera somiglia ad Hamas» e «butta i suoi razzi di fumo-fumetto su Israele», lui come gli altri artisti «impegnati», tra virgolette, gli altri «sciacalletti del marketing a caccia di scandaletti». Parole taglienti, evidentemente condivise da una parte del giornale visto il titolo dato al pezzo («I disertori»), ma non condivise dall'altra parte della redazione. Che ha manifestato il dissenso sui social. «Lavoro a Repubblica dal 2012 e voglio bene al giornale. Proprio per questo sento l'esigenza, a titolo personale, di prendere pubblicamente le distanze da argomentazioni che offendono Zerocalcare e non solo, deformandone e irridendone idee e valori» scrive il cronista politico Matteo Pucciarelli. Il suo tweet viene condiviso da altri colleghi di Repubblica, mentre una componente del Cdr, Zita Dazzi, si dissocia da Repubblica, «giornale su cui scrivo dal 1989 per l'articolo di Merlo «in cui non mi riconosco». Concita De Gregorio non attacca direttamente Merlo ma condivide un articolo in cui scriveva l'esatto contrario, cioè: «Non trovo, nel testo di Zerocalcare, nessun riferimento ad Hamas. Nessuna ambiguità né indulgenza verso i terroristi».
Una spaccatura che si è estesa anche ai collaboratori, in prima linea Tomaso Montanari («Di tutto abbiamo bisogno ora tranne che di questa gratuita violenza» scrive lo storico dell'arte») e coinvolge altri giornalisti schierati a sinistra e intellettuali di area, come l'editor di Einaudi Paolo Repetti che, sempre su X, dà del «fanatico in mala fede» a chi (cioè Merlo) accusa Zerocalcare di essere pro-Hamas. Restando dentro il giornale fondato da Scalfari, la questione divide la redazione e arriva alla direzione.
Poltrona occupata da «Molinari l'atlantista» (definizione, secondo leggenda, dell'avvocato Agnelli ai tempi della Stampa), ex corrispondente da Gerusalemme, di famiglia ebraica come la moglie, Micol Braha. Molto filo-Israele. Forse troppo, per i colleghi di Repubblica.
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