Farmacie in tilt, i tamponi sono un'odissea

Sempre più punti rifiutano i test. Federfarma: troppe richieste e poco personale

Farmacie in tilt, i tamponi sono un'odissea

Milano. Porte in faccia, cartelli, una raffica di «no» e chilometri macinati a piedi, spingendo passeggini e trascinando bambini per mano. Isolato dopo isolato per intraprendere l'esasperante caccia al tesoro alla ricerca di un test. Ora fare un tampone in farmacia sta diventando sempre più complicato. A fronte dell'isteria da screening che ha travolto tutta Italia durante le vacanze natalizie, con la richiesta di test in preparazione delle cene di Natale e delle feste di Capodanno, che avevano reso merce dorata i test fai da te, impossibili da trovare sul mercato, o i tamponi da prenotare «sotto casa» adesso il problema è che anche le farmacie, stanno smettendo di erogare il servizio. Da un lato, infatti, la richiesta sta aumentando a fronte delle nuove regole che permettono di chiudere la quarantena o dichiararsi guariti anche con un semplice antigenico, dall'altro l'ondata di Omicron che sta mettendo a tappeto gli italiani compresi i farmacisti.

E così diventa sempre più difficile riuscire a trovare un presidio disponibile a effettuarli. Per riuscire a sottoporsi a un test, ormai è necessario allargare il giro a più di un isolato. Il personale è malato o in quarantena, come sta succedendo a tutte le attività produttive, le scuole, i dipendenti, le corsie ospedaliere. Per far fronte alla richiesta che era arrivata anche a un milione di test in un giorno in tutta Italia, con picchi in alcune regioni, Lombardia in testa con 3,5 milioni di antigenici, il 21,5% di tutti i tamponi somministrati in Italia nel mese di dicembre, i presidi sanitari si sono trovati ad allungare l'orario di apertura, allestire uno spazio separato e soprattutto assumere medici, infermieri ad hoc dedicati solo al servizio, che si sovrappone anche all'attività vaccinale, per non lasciare sguarnito il bancone. Tenendo conto anche dei numeri: in Lombardia su 3mila farmacie sparse sul territorio, poco più della metà, 1700, offrono lo screening.

Ma ora, con il tasso di malattia e positività registrato, non basta nemmeno questo ulteriore sforzo per reggere all'impatto della domanda. E i cittadini si trovano nella disperata situazione di non poter concludere la propria quarantena o dichiararsi guariti per l'impossibilità di sottoporsi a un test. E se sotto le vacanza di Natale il problema riguardava soprattutto gli adulti, oltre ai non vaccinati che dovevano andare a lavoro, ora tocca molto da vicino i bambini: c'è chi si è trovato a fare code di ore agli hub regionali e ai drive through arrivando a risse tra le persone in attesa tanto che in alcuni casi, Milano, Roma e Napoli, sono dovuti intervenire le forze dell'ordine per gestire i flussi di traffico e la tensione.

Con la riaperture delle scuole e delle attività extrascolastiche, si è moltiplicata la richiesta anche tra i bambini, decimati da quarantene e casi di positività accertate e da accertare.

Il fenomeno investe ovviamente tutta la catena dai produttori ai fornitori fino al banco: la filiera è stata decimata, rallentando la produzione, le consegne e l'offerta del servizio.

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