Un errore da matita Ros. Il Fatto potrebbe aver scambiato l'ex Ros Giuseppe De Donno con il generale Carlo De Donno, attribuendo all'attuale numero due dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna Aisi (i servizi segreti interni) il ruolo di leader nella cosiddetta «Squadra Fiore» secondo quanto avrebbe raccontato ai pm l'hacker dell'agenzia milanese Equalize Samuele Calamucci, fondata assieme all'ex supersbirro Carmine Gallo e di proprietà dell'ex presidente di Fiera Milano Enrico Pazzali. La velina piovuta sulla scrivania del quotidiano diretta da Marco Travaglio (e arrivata pure al Domani) potrebbe aver indotto l'autore a puntare il dito contro il De Donno sbagliato. C'è anche un Andrea De Donno già collaboratore di Equalize, teoricamente c'è ancora un altro De Donno, estraneo alle indagini, già collaboratore di Giovanni Falcone, che ha lavorato nei Ros assieme agli storici sodali Mario Mori, Mario Obinu e Marco Mancini. È proprio l'ex 007 già protagonista del giallone con Matteo Renzi e il video dell'insegnante fatto arrivare a Report che per Calamucci sarebbe nella Squadra Fiore ma da doppiogiochista, un Doppio Mike. È possibile che Calamucci abbia confuso due De Donno?
L'errore di persona spiegherebbe la figura di palta per il Fatto, che già nell'edizione in edicola ieri dava conto della replica del numero due Aisi, ribadita anche in mattinata: «Smentisco categoricamente ogni mio coinvolgimento nei gravi fatti attribuitimi - scrive Carlo De Donno - Non conosco Calamucci e non ho alcun rapporto con soggetti dediti ad attività spionistiche ed affiliati al cosiddetto Gruppo Fiore». A procedere contro Calamucci, il Fatto e «i pubblici ufficiali che hanno favorito la fuoriuscita di notizie contenute in un atto giudiziario secretato» ci ha pensato il legale Gianluca Tognozzi.
Succede quando le polpette finite ai giornalisti amici sono avvelenate. «Il presunto ruolo di De Donno è una deduzione di Calamucci che probabilmente la riferisce in interrogatorio», dice una fonte al Giornale. «Perché il Fatto la riporta dando enfasi e il Domani non lo fa? Eppure le fonti sono le medesime...». L'intento è chiaro: buttare nel tritacarne il vice dell'Aisi aumenta la gravità della notizia, in un momento il cui l'intelligence è nel mirino per la gestione del criminale di guerra libico Almasri, le presunte indagini di tre agenti Aisi sul capo di gabinetto di Giorgia Meloni, vale a dire Gaetano Caputi, ma anche per l'episodio del novembre 2023, quando due sedicenti 007 erano stati pizzicati da un carabiniere ad armeggiare nell'ex compagno della premier, Andrea Giambruno. Ieri ne avrebbe parlato al Copasir il sottosegretario con delega all'intelligence Alfredo Mantovano, che al Comitato di controllo sui nostri servizi avrebbe parlato sia della vicenda Caputi sia della cosiddetta «Squadra Fiore», il filone più interessante di tutta l'inchiesta della Procura guidata da Francesco Lo Voi. Si tratterebbe di un gruppo di appartenenti alle forze dell'ordine ed ex 007 scoperto dallo stesso Calamucci e denunciato per primo da Fabrizio Gatti su Today.it perché la «sua» Equalize contendeva alla Squadra Fiore il pedinamento di Leonardo Del Vecchio jr, erede dell'impero Luxottica. Un amico dell'informatico gli avrebbe detto che l'attività sul rampollo non era istituzionale ma clandestina e per conto di un committente straniero.
Ma davvero esiste una struttura parallela che confezionava dossier? È vero che Gallo godeva ancora di ottimi rapporti e relazioni con i vertici della magistratura milanese e della Polizia? E quali sono i legami con la vicenda Sogin, con l'ex dg della cassaforte dei nostri dati più sensibili Paolino Iorio, a cui trovarono 100mila euro, che vuole patteggiare tre anni?
E quali sono i legami con il presunto dossieraggio contro i vertici dello Stato
(tra cui lo stesso Crosetto) gestito dall'ex sostituto antimafia Antonio Laudati, dal finanziere Pasquale Striano e da alcuni giornalisti del Domani? A quando una bella Norimberga del sedicente giornalismo investigativo?
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