Il Fertility Day naufraga in polemica

Renzi si smarca dalla Lorenzin. Che corre ai ripari: «Rivedremo i messaggi fraintesi»

Il Fertility Day naufraga in polemica

Roma Il Fertility Day naufraga nelle polemiche. Anche Matteo Renzi sconfessa la campagna del ministero della Salute e Beatrice Lorenzin cerca di correre ai ripari. Il ministro si dice disposta a buttare nel cestino le cartoline con le foto «incriminate» bocciate dal web ma allo stesso tempo difende l'iniziativa perché «l'infertilità è un problema di sanità pubblica» e non può essere ignorato. Intanto però il sito dedicato alla campagna è stato bloccato anche se dal ministero dicono di non saperne nulla.

Visto il flop e la rivolta della rete Renzi mette subito le mani avanti. «Non sapevo niente di questa campagna - si schermisce Renzi- E comunque non conosco nessuno che fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario». Il premier dice di non saperne nulla ma c'è chi fa notare che il via libera al Fertility Day è stato dato dal consiglio dei ministri il 28 luglio scorso alla presenza di Renzi, che forse era distratto.

Resta la Lorenzin a difendere l'iniziativa. «Perché si possono fare campagne sul cancro e sulla fertilità no?», chiede il ministro che però la risposta l'ha avuta chiara dai social network. Un governo che non ha fatto nulla per tutelare la famiglia, per sostenere la maternità ed aiutare le famiglie a conciliare lavoro e figli non può poi invitare gli stessi cittadini a procreare dopo averli tartassati senza dare in cambio servizi. Insorge pure M5S che chiede i costi della campagna. Secondo Stefano Esposito del Pd sarebbe costata «circa 200.000 euro». Ma è la Lorenzin a smentire la cifra assicurando che tutta la campagna è costata «solo» 28.000 euro.

Costi a parte la polemica non si ferma. Al governo si ricorda la promessa di Renzi di incrementare il numero degli asili, «mille asili in mille giorni», che per il momento è rimasta soltanto sulla slide. Ma non ci sono soltanto le motivazioni economiche e la carenza di strutture a sostegno della famiglia ad agitare il web. La campagna del governo è apparsa anche profondamente sessista e discriminatoria per la scelta delle immagini ed il modo di veicolare il messaggio sulla procreazione.

Qualcuno che difende il ministro c'è. I ginecologi ed i pediatri e anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, secondo il quale l'obiettivo della campagna sulla fertilità era che se ne parlasse e dato che tutti ne parlano «la missione è compiuta». A conferma che per questo governo non è importante fare le cose ma parlarne. «Per noi è una battaglia che comincia e che porteremo nella legge di Stabilità», assicura Alfano.

Durissimo invece il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli.

«È singolare come un governo che ha affamato le famiglie - attacca Calderoli - portando cinque milioni di italiani in una condizione di povertà come certificato dall'Istat, decida di investire risorse in una campagna pubblicitaria sul Fertility Day che dovrebbe spingere le donne a fare più figli. Un insulto per tutte quelle famiglie che vorrebbero un figlio ma non possono permetterselo».

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