Fi si riunisce: asse più stretto con il Carroccio "La strada resta il partito unico"

Big e giovani insieme in Val Seriana, una delle terre più martoriate dal Covid. Gelmini: "Lavoriamo per rammendare il Paese"

Fi si riunisce: asse più stretto con il Carroccio "La strada resta il partito unico"

Castione della Presolana (Bergamo). Ci sono i big. E ci sono i giovani, i sindaci della nuova generazione che portano con orgoglio la spilla di Forza Italia. Il partito azzurro si ritrova fra i tornanti della Val Seriana, martoriata dal Covid fino a diventare il simbolo della pandemia: i ministri - Mariastella Gelmini in presenza, Renato Brunetta e Mara Carfagna da remoto - portano l'esperienza di governo, parlamentari e amministratori locali cercano la bussola, seguendo le suggestioni del Cavaliere che ha lanciato il partito unico con la Lega.

Insomma, con riflessi rapidi Forza Italia torna a fare politica e in qualche modo volta pagina. «Non c'è dubbio - spiega Maurizio Gasparri - che la strada sia quella del partito unico indicato da Berlusconi. Poi non so come e quando ci arriveremo, ma è fondamentale intanto affrontare i problemi del giorno: candidature all'altezza per le prossime amministrative, critiche serrate a quel che non va nel governo di cui pure facciamo parte: per esempio Speranza ha pasticciato sui vaccini e sull'immigrazione questo esecutivo è in ritardo».

Massimiliano Salini, eurodeputato e anima di questa convention, fa un passo in più: «L'opinione pubblica percepisce noi e la Lega come un corpo unico. Quindi dopo quattro mesi che siamo insieme al governo è giusto alzare l'asticella dell'ambizione: vogliamo unire le forze o preferiamo rimanere divisi, sottolineando quel che ci separa in un momento drammatico per il Paese?»

Un quesito che brucia le risposte tattiche. Resta la grande paura dell'annessione nel contenitore egemonizzato dalla Lega, ma è anche vero che si può procedere per tappe. E poi Salvini si sta spostando al centro e alla scuola di Draghi ha messo in soffitta velleità secessioniste e arringhe antieuro. «La strada di una collaborazione più stretta con la Lega mi pare tracciata - afferma il vicepresidente della Camera Andrea Mandelli - poi vedremo i passaggi successivi: la Federazione, magari in vista del partito unico, o altro ancora, ma l'importante è dare risposte concrete ai cittadini e al Paese stremato da una crisi profonda e con un debito pubblico alle stelle. I giochi di Palazzo non interessano nessuno». Gelmini dribbla le domande spinose e parla invece delle zone svantaggiate del Paese: «È un'occasione storica per le aree interne, per la montagna, per le isole minori, per le periferie. Sono in arrivo i soldi e i progetti del Recovery fund e non dobbiamo sprecare l'opportunità, ma dobbiamo lavorare per rammendare il Paese», dove il rammendo arriva direttamente dal vocabolario inclusivo di Renzo Piano.

Mara Carfagna, in videomessaggio, torna al Pnrr e invita all'unità: non è il momento di stare alla finestra, ma di giocare la partita e di vincerla, perché la sconfitta in questo giro non è ammessa. In sala qualcuno vagheggia un futuro governo di centrodestra guidato proprio da Mario Draghi che Brunetta, immaginifico, considera «patrimonio dell'Unesco». L'agenda conta più delle sigle e l'emergenza in impone una semplificazione, rispetto ai sofismi e agli arabeschi cui siamo abituati. «Il Draghi 1 - punge Salini - ha il freno a mano tirato per via dei 5 Stelle su tutti i temi economici».

Insomma, la platea accarezza un futuribile Draghi 2, più vicino alla sensibilità azzurra e moderata, la stessa descritta ed evocata da Adriano Galliani, di nuovo in grande forma e carico di ricordi utili per il domani.

Intanto Luca Veggian, giovane sindaco di Carate Brianza, dove Fi è arrivata nel 2018 al 17%, fa il controcanto alla stagione dell'uno vale uno: «Io e altri amici qui presenti governiamo all'insegna della competenza. In questo modo il tasso di no da parte dei burocrati si abbassa in modo drastico». Tecnica e passione a braccetto, come è giusto che sia nell'era Draghi.

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