Fiducia in Parlamento ma non nel Paese

I l premier Renzi ha chiesto la fiducia in Parlamento sulla nuova legge elettorale per avere il consenso di parlamentari impauriti del suo partito che temono di essere oggetto di purga alle prossime elezioni e cercano di salvare il proprio seggio in questa. Forse la avrà. Ma non ha quella delle famiglie e delle imprese, cioè del Paese reale, fatto di cittadini che lavorano, consumano e risparmiano o sono disoccupati e di imprese, che operano sul mercato. Non mi riferisco ai sondaggi sulle intenzioni di voto, che possono riflettere gli umori del momento, che possono cambiare quando si tratterà di decidere se votare o no e quale scheda segnare. Mi riferisco a due indici economici, rilevati a tre quarti di ogni mese, in ogni Paese europeo, in Italia a cura dell'Istat: l'indice composito del clima di fiducia dei consumatori e quello del clima di fiducia delle imprese. Sia quello dei consumatori sia quello delle imprese, in Italia, in aprile sono in rilevante discesa su marzo. Infatti l'indice di fiducia dei consumatori con base 2010=100, diminuisce in aprile a 108,2 dal 110,7 di marzo. Si tratta di un calo del 22,68%, rispetto al precedente punteggio positivo di +22,7 con base 100 che indica parità fra fiducia e sfiducia. L'indice di fiducia dei consumatori sulla situazione economica del Paese che era a -57 in marzo è sceso a -62%, di 5 punti pari all'11,6% misurato sul livello di –43 con base 100. Le attese sul futuro dell'economia scendono, nell'opinione dei consumatori, da +22 a +10, con una diminuzione del 54,5%. Il loro indice di fiducia personale, già negativo al 99,7% è sceso in aprile al 98,9; e quello sul futuro da 123,6 a 118,6 di 5 punti pari al 21,7%. È un crollo (...)

(...) diffuso di fiducia dei consumatori sul presente e sul futuro, dal punto di vista economico generale e dal punto di vista strettamente personale, che contrasta in modo clamoroso con la fiducia per l'operato del governo, che il premier chiede e probabilmente strapperà al Parlamento.

Né le cose vanno meglio per l'indice di fiducia delle nostre imprese. Infatti anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane mostra in aprile un calo percentuale del 30% su marzo diminuendo a 102,1 dal 103. Questa grossa riduzione ci porta pericolosamente vicino a un diagramma piatto, rispetto al 2010. Ora c'è solo un misero miglioramento del 2% in 4 anni. Le previsioni delle imprese manifatturiere che, per gli ordinativi, nel marzo erano a -11 migliorano in aprile a -10, di un 10%. Ma rimangono pur sempre negative, nonostante l'euro si sia deprezzato sul dollaro del 30% da quando c'è il governo Renzi. Ciò grazie alla politica espansiva della Bce di cui l'Italia non riesce ad approfittare. Sono, poi, in calo vistoso l'indice delle imprese di costruzione e quello delle future vendite al dettaglio.

Chieda pure il governo attuale la fiducia al Paese ufficiale rappresentato in Parlamento da politici nominati con una legge elettorale bocciata dalla Corte costituzionale. Ma la vera fiducia che conta il governo la dovrebbe cercare nel Paese, ove la sta perdendo. Purtroppo con un danno generale.

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