La figlia piange, la uccide nella culla

Il gesto inspiegabile di un ferroviere di 34 anni. La nonna disperata: "Era tutta insanguinata"

La figlia piange, la uccide nella culla

A Luca Giustini, ferroviere macchinista di 34 anni, è bastato poco per massacrare a colpi di coltello la secondogenita di 18 mesi. Pochi secondi, quanto basta per sferrare tre colpi in pieno petto alla piccolina e toglierle la vita. Inutile l'intervento dei sanitari del 118, arrivati in pochi minuti sul luogo dell'omicidio. «Quando siamo arrivati in via Patrizi - spiegano - la piccola era priva di vita». Tragedia a Collemarino, in provincia di Ancona, ieri pomeriggio all'interno di un appartamento come tanti. Secondo una prima perizia medico legale a uccidere Alessia nel suo lettino un fendente che ha raggiunto e perforato il cuore. L'uomo, portato in caserma, è in stato di fermo con l'accusa di omicidio volontario. E qualcuno parla di raptus omicida, una definizione che però non significa molto e, soprattutto, non spiega i motivi del gesto. Un'ipotesi in campo, per quanto incredibile, è che l'uomo si sia trovato da solo, incapace di gestire i (normalissimi) capricci e le lacrime della bimba e abbia avuto l'assurda reazione per farla smettere di piangere.

Su chi c'era in casa con lui ci sono due versioni: secondo la prima erano presenti anche la moglie, Sara Bedini, 32 anni, un posto presso gli Ospedali Riuniti del capoluogo marchigiano, e l'altra figlia della coppia, una bambina di 4 anni e mezzo. Sarebbe stata la piccola, che piangeva sul terrazzo, a richiamare l'attenzione. Una seconda versione dice invece che madre e figlia fossero al mare. Giustini avrebbe telefonato dopo l'omicidio: «Vieni subito è successa una cosa grave». Lei avrebbe accusato un malore.

«Alessia no! L'ho cresciuta io. Era tutta insanguinata» urla disperata la nonna della piccola. L'uomo è stato scortato dai carabinieri nella caserma di Ancona ed è dovuto passare dal garage per evitare di essere aggredito dai parenti inferociti. Da capire se l'attacco d'ira sia dovuto a un qualcosa accaduto in casa o se c'è dell'altro. Secondo i vicini della famiglia Giustini il ferroviere è un soggetto tranquillo. «Una persona normale, come tante - dicono - mai un litigio, un uomo tutt'altro che collerico, molto legato alle figlie». Secondo altri, invece, da tempo era sotto stress. La famiglia, inoltre, non ha problemi economici. Al momento della tragedia la moglie era in spiaggia con l'altra figlia.

Episodi così sembrano inimmaginabili, eppure la cronaca ce ne consegna più d'uno. Come il duplice omicidio avvenuto a Monterotondo dove una donna macedone di 36 anni, Jadranka Kuleva, ha massacrato con un coltellaccio da cucina i figli di 4 e 6 anni. La donna già in passato avrebbe avuto gravi turbe psichiche. Secondo la psichiatra e psicoterapeuta Anna Saito «se non l'avessero fermata in tempo si sarebbe suicidata anche lei dopo l'uccisione dei figli. Le patologie possono essere due: una grave forma di depressione con delirio di rovina, oppure una del tipo schizofrenico. In entrambi i casi è difficile prevedere il dramma».

Altra storia da far accapponare la pelle accade a Ostia. Una donna telefona al 112: «Correte i miei bambini sono caduti nella vasca da bagno». Valerio e Alberto, un anno e 5 anni, muoiono per annegamento.

La mamma, Apollonia Angiulli, insegnante, viene ricoverata in stato di choc. È il 12 febbraio del 1988, il caso viene archiviato come disgrazia. Tre anni dopo il terzo figlio della donna, Pierpaolo, 7 mesi, annega in circostanze identiche. E solo a quel punto scatta l'arresto.

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