Filo-Hamas e centri sociali alleati. Gli estremisti si prendono la piazza

La ricorrenza della Liberazione caricata di obiettivi politici. Scurati va al corteo di Milano. Ma le università sono in subbuglio, i gruppi oltranzisti scatenati e la sinistra "ufficiale" tace

Filo-Hamas e centri sociali alleati. Gli estremisti si prendono la piazza
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I fiumi sono in piena, gli argini saltati. E il 25 aprile, caricato di obiettivi di lotta politica, rischia di produrre tensioni di piazza.

È un giorno d'apprensione, più che di festa, quello di oggi, con due guerre in corso e un governo indicato come il nemico, alla stregua di un regime liberticida.

Moltissimi sfileranno pacificamente in tutta Italia. La piattaforma, però è chiara, tutta politica: non si va in piazza per commemorare la Liberazione, ma per protestare contro il governo. Lo scrittore Antonio Scurati oggi sarà a Milano, E ha lanciato un appello a manifestare: «Oggi più che mai torna a essere importante. «Ho toccato con mano cosa significhi subire un oltraggio» ha detto, parlando di «squadristi fiancheggiatori».

Per l'Anpi, la Costituzione è «sotto attacco» del governo, per via delle riforme, premierato e autonomia. La Cgil si mobilita contro il job-act. Si manifesta per il «cessate il fuoco ovunque». I toni si alzano, il senso della ricorrenza finisce travisato e stravolto.

In questo clima eccitato nessuno pone argini a sinistra. Ed è la riscossa di componenti minoritarie e oltranziste quella che si vede all'opera. La sinistra estrema si presenta alleata di gruppi di giovani palestinesi e arabi, il nemico è comune: gli Stati uniti, l'Occidente e Israele, ovviamente. Il sionismo. Dopo la Shoah, la categoria dell'odio legittimato è l'antisionismo. Le parole d'ordine lanciate da centri sociali e gruppi filo-Hamas suonano minacciose. E il problema è che l'odio non viene più condannato con nettezza dalla sinistra «ufficiale». Gli ebrei, vittime del nazifascismo e protagonisti della Resistenza, sono - loro sì - nel mirino. «Signor presidente dell'Anpi, molti di noi trovano vergognoso che abbiate devastato il nostro 25 aprile» scrive Stefano Parisi, presidente di «SetteOttobre» a Gianfranco Pagliarulo.

A Milano il corteo parte da corso Venezia. Antagonisti e giovani arabi, però, hanno deciso di ritrovarsi prima per occupare piazza Duomo, e «non abbandonare la piazza in mano ai complici di guerra e genocidio». In Duomo le frange oltranziste aspetteranno il resto dei manifestanti, fra i quali il nutritissimo spezzone della Brigata ebraica, che avrà con sé - ed è la cosa più significativa - la comunità ucraina (in gran parte donne e bambini) e gli iraniani che si oppongono agli ayatollah.

Anche Roma si blinda e guarda con apprensione all'appuntamento del mattino a Porta San Paolo, dove la Comunità ebraica - come sempre - deporrà una corona d'alloro. Mezz'ora prima, però, si sono dati appuntamento nello stesso luogo alcuni movimenti di sinistra, antagonisti e «studenti palestinesi», per una manifestazione dal titolo «Antifascismo e antisionismo». La concomitanza inquieta, se è vero che queste componenti vivono l'occupazione della piazza come un dato, e un obiettivo, politico.

Le proteste degli «universitari» si possono considerare un assaggio di questa lotta. L'assedio della Sapienza ha lasciato il segno. Come gli scontri di martedì a Torino. A Napoli il rettorato è stato protetto da portinerie sorvegliate per impedire accessi non autorizzati. Il senato accademico ieri si è tenuto on line. A Genova - dove il rettore è stato insultato e spintonato dagli studenti durante il Senato accademico - un gruppo di giovani palestinesi ha scritto che «essere antifascisti significa parteggiare per la resistenza del popolo palestinese, che pone come istanza fondamentale la liberazione della Palestina: dal fiume al mare». Cioè la distruzione di Israele.

Alla Statale di Milano, ieri, uno studente è stato contestato, interrotto e deriso per la sua contrarietà al boicottaggio d'Israele.

E il centro sociale «Il Cantiere», commentando l'incontro coi vertici dell'Università, ha avvertito: «Non possiamo limitarci ai singoli appuntamenti concessi dagli organi universitari. Contro vecchi e nuovi fascisti, chi ci vuole pronti alla guerra e chi invece la fa entrare nell'Università».

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