Fisco, duello aperto Lega-Forza Italia

Salvini insiste sulla rottamazione, gli azzurri sul calo Irpef. Ipotesi di compromesso

Fisco, duello aperto Lega-Forza Italia
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Il confronto è aperto e non privo di dissonanze. I partiti della maggioranza, Lega e Forza Italia in primis, si interrogano su dove concentrare le (poche) risorse disponibili nei prossimi mesi. La Lega, dopo la conferenza stampa convocata da Matteo Salvini (nella foto) insieme al suo stato maggiore economico, non ha dubbi: «La rottamazione delle cartelle esattoriali è la nostra priorità assoluta per questo 2025». L'idea è quella di procedere per via parlamentare con una proposta di legge per la rottamazione con una soluzione decennale in 120 rate, senza sanzioni né interessi, per una iniziativa che potrebbe interessare 10 milioni di abitanti.

Forza Italia, invece, preferirebbe un intervento che desse continuità alla riduzione dell'Irpef. Antonio Tajani (nella foto) sentenzia: «Per noi il taglio dell'Irpef dal 35% al 33% per chi ha un reddito fino a 60mila euro rappresenta la priorità». Una indicazione che la Lega si affretta a contestare con una nota in cui prova a ristabilire la gerarchia degli interventi. «Il ceto medio si aiuta con la rottamazione delle cartelle: libererebbe dall'angoscia dell'Agenzia delle Entrate oltre 23 milioni di italiani. Altre misure ipotizzate nelle ultime ore, invece, nel concreto garantirebbero una mancetta da poco più di 36 euro al mese per 1,7 milioni di cittadini. Conti alla mano, la Lega è pronta a discutere con gli alleati con la convinzione di proporre la soluzione migliore e più concreta».

La replica di Forza Italia è affidata ad Alessandro Cattaneo. «I conti non tornano. Se la cifra è la stessa e la si mette a disposizione di 10 volte i contribuenti sarà 10 volte meno impattante. In ogni caso il centrodestra troverà la quadra, dobbiamo occuparci di entrambi gli aspetti. Se dobbiamo indicare una priorità questa è la riduzione dell'Irpef per la classe media».

Al di là delle posizioni di partito bisogna capire quale sia l'orientamento del governo. Da Palazzo Chigi nessuna chiusura, ma la replica è secca. «Non adesso». Il ministero dell'Economia ritiene che la questione sia politica e debba risolversi tra Lega e Forza Italia, anche se è chiaro che Salvini si aspetta una sponda da Giancarlo Giorgetti. Qualcuno ritiene che un punto di caduta possibile sia lo stanziamento di una cifra non molto alta per un primo provvedimento da approvare entro l'anno promettendo che poi ce ne saranno altri. Ma il problema - fanno notare i tecnici del Mef - è che le quattro precedenti rottamazioni non hanno dato risultati all'altezza delle aspettative. In sostanza, spiegano, molti iniziano a pagare per fermare l'azione esecutiva dell'Agenzia delle Entrate e la riscossione coattiva, ma poi smettono di versare le rate.

Come uscirne allora? Una ipotesi è provare a immaginare un provvedimento che non si applichi erga omnes, ma individui una fascia ristretta, ovvero soltanto coloro che sono davvero in difficoltà. Ma effettuare «selezione» appare una strada in salita. Il Ministero dell'Economia stima che il costo dell'operazione raggiungerebbe i 5,2 miliardi. Sarebbe questa la cifra da coprire quest'anno per finanziare la rinuncia alla riscossione ordinaria.

Il Mef comunque con il viceministro all'Economia Maurizio Leo, ha istituito una commissione presieduta da Roberto Benedetti, presidente di sezione della Corte dei Conti, per stabilire cosa dichiarare decaduto dei 1275 miliardi di magazzino fiscale dello Stato, ovvero dei crediti incagliati. Una sorta di operazione verità per capire quali crediti, risalenti spesso a oltre venti anni fa, considerare decaduti, su quali fare saldo e stralcio e su quali scommettere sulla rottamazione con rateizzazione.

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