"Scuole aperte con Rt 0,5 o sarà una nuova bufera E vacciniamo gli studenti"

Professor Roberto Battiston, il direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, dice che l'Rt non scende più ed è il bilico la riapertura delle scuole il sette gennaio

"Scuole aperte con Rt 0,5 o sarà una nuova bufera E vacciniamo gli studenti"

Professor Roberto Battiston, il direttore generale della Prevenzione, Gianni Rezza, dice che l'Rt non scende più ed è il bilico la riapertura delle scuole il sette gennaio. È così?

«Negli ultimi dieci giorni l'Rt nazionale oscilla tra 0,8-0,9 scendendo più lentamente. Ma l'Italia non ha parametri uniformi, dobbiamo leggerla nelle sue strutture regionali dove ci sono comportamenti fortemente differenziati».

Questo influisce sull'apertura delle scuole?

«Con l'andamento attuale molte regioni potranno aprire le scuole con una certa tranquillità ma alcune dovrebbero posticipare di qualche settimana. Non si può generalizzare e bloccare milioni di studenti solo per farli ripartire tutti insieme».

Quali sono le condizioni ideali per una riapertura sostenibile?

«Ogni regione dovrebbe avere in gennaio un Rt al di sotto dell'0,5 con un numero di infetti registrati paragonabile a quelli di fine settembre».

Ci sono regioni che potrebbero raggiungere questi parametri a gennaio?

«Premessa: parliamo di dati aggiornati al 17 dicembre che non tengono conto delle prossime tre settimane in cui ci saranno degli aggiornamenti».

Qual è la tendenza?

«Alcune regioni che attualmente sono messe molto bene e avranno una condizione buona per riaprire le scuole, come la Toscana e la Val d'Aosta (Rt 0,3-0,4). Bene anche il Piemonte (0,6), l'Abruzzo che attualmente è vicino allo 0,75 e a gennaio potrebbe essere al di sotto dello 0,5. La Lombardia mostra grandi oscillazioni ma attualmente è intorno allo 0,6 e potrebbe scendere ancora. Anche la Campania, che è all'0,85, scende con regolarità assieme all'Umbria (ora allo 0,7), al Lazio (ora allo 0,8) e al Friuli (ora 0,9). Calabria e Sicilia sono scese a 0,9».

Undici regioni virtuose, ma le altre?

«Molte altre oscillano e non scendono ancora con convinzione. La Basilicata, ferma a 0,95, l'Emilia poco sotto 1, mentre Molise e Bolzano sono ferme all'1 e la Liguria è risalita a 0,85».

Cinque regioni in bilico ma chi sta peggio ?

«La Puglia, scende ma lentamente, ora è all'1,1, in gennaio sarà ancora vicino al massimo. E se aprisse le scuole sarebbe come aprire una finestra quando impazza l'uragano. Anche la Sardegna sta scendendo, ma a gennaio avrà ancora valori alti. In Veneto, Trentino e Marche il motore del virus è ancora in azione, non si è ancora attenuato. Qui a gennaio si rischia una situazione ancora difficile».

Le restrizioni adottate durante le feste potranno far migliorare la situazione?

«Certamente, a patto che le misure di contenimento siano severe e restrittive e tutti adottino un atteggiamento di grande prudenza per gli spostamenti e all'interno di ogni comune e abitazione».

Quando vedremo i risvolti dell'esodo in atto?

«A fine anno gli spostamenti e le restrizioni avranno già lasciato una traccia chiara nei dati e potremo rifare il punto della situazione».

L'Italia anche se tutta gialla è in realtà ancora a macchia di leopardo?

«Solo alcune regioni hanno quasi azzerato la seconda ondata. Non è pensabile riaprire le scuole dappertutto allo stesso modo. Dobbiamo ricordare che a fine settembre ogni regione aveva un Rt appena sopra uno. E dopo quattro settimane dalla riapertura delle scuole è schizzato a 1,7-2».

Quali accorgimenti servono per evitare di tornare a valori preoccupanti?

«Dobbiamo aprire le scuole in funzione delle condizioni regionali dell'epidemia e monitorarle con trasparenza e rigore per evidenziare subito eventuali ripartenze del contagio».

I ragazzi portano il virus nelle famiglie?

«È ragionevole e probabile e per questo bisogna riflettere sulla distribuzione del vaccino nelle fasi

iniziali. Gli studenti delle superiori sono solo tre milioni, vacciniamoli con Moderna, che protegge anche dal contagio. In questo modo si potrebbe contenere molto efficacemente la diffusione del virus anche nelle famiglie».

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