Inizia oggi alle 14 la prova «orale» dei commissari designati per l'Ursula bis. Esame chiave, per una squadra che si candida ad essere operativa entro un mese così com'è stata pensata dalla tedesca, includendo cioè anche Raffaele Fitto (foto).
Giudicate soddisfacenti le risposte fornite per iscritto agli eurodeputati, le «scelte» di Von der Leyen (foto) saranno tutte messe sotto torchio individualmente nel fuoco di fila delle commissioni competenti a Bruxelles. Per l'italiano, si dovrà attendere il 12 novembre; ultimo giorno di «udienze» riservato ai 6 vicepresidenti esecutivi in pectore.
Qualcuno, tra i 26 uomini e donne dell'équipe, inizia già a tremare. Ogni commissario in lizza ha infatti potenziali mine sul suo percorso: da eventuali conflitti di interesse a frasi pronunciate in passato che possono essergli rinfacciate, fino a risposte che possono decretarne la caduta prima ancor del voto finale. Rocco Buttiglione nel 2004 fu il primo della storia a non ricevere l'approvazione di una commissione dell'Eurocamera; per non parlare del siluramento della macroniana Sylvie Goulard nel 2019, giudicata poco qualificata dopo due audizioni. Oggi trema perfino la socialista spagnola Teresa Ribera, che sulla carta ha in dote il dossier «verde». Pareva blindata. Ma nessuno può dirsi davvero al riparo da sgambetti e vendette. Su di lei pesa il No agli investimenti sul nucleare. E i socialisti, che osteggiano il «conservatore-europeista italiano», da giorni stanno trattando con i popolari per audizioni che non mettano i bastoni tra le ruote a nessuno dei due. Forse è ingeneroso parlare di «patto di non belligeranza» tra le grandi famiglie dell'Ue, ma di fatto è ciò che si prospetta. Per passare indenni, servono i due terzi. Ppe pronto a spendersi per il pugliese di Fratelli d'Italia in accordo con conservatori e con Ursula. Ribera sarà interrogata nello stesso giorno di Fitto, e ciò aiuta la manovra per chiudere il cerchio; al massimo con rimostranze per lettera a Von der Leyen. Se ci sono i numeri, critiche ininfluenti.
Gli italiani pentastellati e di Avs hanno già annunciato il No a Fitto; poco conta. I liberali Ue partono da posizioni contrarie all'italiano, ma non votarlo rischierebbe di provocare uno stallo che nessuno vuole, e pure loro hanno una casella da difendere. Fitto, tra i designati, è colui che dovrà rispondere a più commissioni parlamentari: oltre agli Affari regionali, altre 5 saranno alla sua audizione. Domande de visu. Tre ore e mezza. Tanto durerà il suo esame «orale» per entrare nel neo «governo» Ue. Tutti vogliono capire come gestirà il maxi-portafoglio: 378 miliardi (circa 43 per l'Italia) per la Coesione, più 600 per il Pnrr (da condividere con Valdis Dombrovskis). Più dossier, più pericoli. Ma anche alleati pronti a sostenerlo, facendo leva sulla sua esperienza. Il solco tracciato nell'esame scritto è piaciuto. Il 55enne sarà in audizione da «convinto sostenitore del progetto europeo e dei princìpi dello Sato di diritto», come messo nero su bianco nel primo round, scansando i dubbi di lealtà all'Ue sollevati dalle sinistre.
Nel gioco tattico, ha ricordato d'aver iniziato nella Democrazia Cristiana. Ora le domande, simili per tutti: da esperienze personali fino a questioni di genere. Se fila tutto liscio, tra una ventina giorni il voto in plenaria sulla squadra, a Strasburgo. Poi il Sì del Consiglio europeo.
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