Antonio SignoriniRoma I Paesi europei con alto debito pubblico, quindi in primo luogo l'Italia, hanno rallentato gli sforzi di risanamento e sono a rischio. Come dire, le politiche della Banca centrale europea, a partire dal quantitative easing, non sono più sufficienti. A sostenerlo non è un consigliere ultrarigosita di Wolfgang Schäuble, né un esponente dei Afd, partito euroscettico tedesco, ma la stessa Bce. Nel bollettino uscito ieri l'istituto guidato da Mario Draghi prende di mira i «Paesi con alti livelli di indebitamento» dell'Eurozona, osservando come siano «particolarmente vulnerabili a un rialzo dell'instabilità nei mercati finanziari» perché «la loro capacità di adattamento a possibili shock avversi è piuttosto limitata».La Bce fa proprie le osservazioni della Commissione europea sui Paesi che non rispettano i patti e sottolinea come nel complesso «non hanno ancora dato sufficiente seguito alle raccomandazioni specifiche per Paese del 2015». Al contrario «gli sforzi di riforma si sono affievoliti ulteriormente». Come dire, non hanno fatto i compiti assegnati in coincidenza con gli acquisti di titoli pubblici da parte della Bce.L'Italia è in compagnia di Belgio, Irlanda, Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia e Finlandia. Ma su di noi c'è un giudizio diretto che tira in ballo le scelte del governo Renzi. Secondo le informazioni disponibili, sottolinea il bollettino Bce, in Italia «quest'anno vi sarebbe il rischio di un significativo scostamento dai requisiti del braccio preventivo, anche qualora si decidesse in primavera di accordare maggiore flessibilità al Paese». Quindi il via libera alla flessibiltà richiesta dal governo non mette al riparo l'Italia da una manovra correttiva o una procedura di infrazione.Preoccupazioni che in questi giorni trovano un'eco anche al ministero dell'Economia. La preparazione del Def si sta rivelando più complicata del previsto proprio sul deficit del 2016.La Bce basa comunque la sua analisi sui dati ufficiali della Commissione. Con una differenza «di 0,8 punti percentuali tra il Pil per il 2016 e il percorso di aggiustamento richiesto verso l'obiettivo di medio termine. Rispetto alle previsioni dello scorso autunno, il divario si è ampliato a causa delle spese aggiuntive inserite nella legge di Stabilità per il 2016, che hanno aumentato l'obiettivo di disavanzo di 0,2 punti percentuali al 2,4 per cento del Pil».L'allentamento, non solo per l'Italia, in questo caso anche per la Germania, è dovuto anche ad «aumenti della spesa pubblica connessi all'afflusso di rifugiati che dovrebbero compensare del tutto il contributo favorevole della componente ciclica e l'impatto positivo del calo degli interessi passivi sul disavanzo nominale». Quindi l'emergenza migranti e qualche politica espansiva hanno azzerato i benefici delle scelte della stessa Bce, che hanno portato a un taglio degli interessi.A rendere più difficile la situazione dei conti pubblici, soprattutto per l'Italia, i tassi di inflazione che secondo la Bce, saranno ancora «molto bassi o persino negativi» a causa dell'andamento del greggio.In generale, la banca centrale è non è ottimista sulla crescita. La ripresa dell'area euro «sta proseguendo, anche se a ritmi inferiori a quelli attesi, sulla scia dell'indebolimento del contesto esterno». Il riferimento è alle economie emergenti, Cina in particolare.
L'economia dovrebbe continuare a crescere a ritmo «moderato»: 1,4% quest'anno contro una precedente previsione dell'1,7%, 1,7% nel 2017 e 1,8% nel 2018. Crescita quasi interamente dovuta a una crescita della domanda interna, favorita anche dalla politica monetaria di Francoforte, che non cambierà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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