Fontana sbotta contro il governo: "Basta fare guerra alla Lombardia"

Il governatore leghista chiede maggiori attenzioni e risorse per la Regione: "Solo così si può rilanciare l'economia del Paese"

Fontana sbotta contro il governo: "Basta fare guerra alla Lombardia"

Attilio Fontana non ci sta e alza la voce contro il governo giallorosso dopo le polemiche nei confronti della Lombardia: "Il governo deve destinare più attenzioni e risorse certe alla Lombardia, se vuole davvero rilanciare l'economia del Paese e la maggioranza deve smetterla di fare guerra alla Regione solo perchè di colore politico diverso". Il governatore non ha usato mezzi termini per criticare l'atteggiamento delle opposizioni, definendolo un vero e proprio "sciacallaggio". Il leghista, in vista della fase 2, ha chiesto all'esecutivo un maggiore dialogo al fine di "risolvere i problemi" e di rivedere il piano delle ripartenza poiché così come è attualmente studiato "rischia di creare situazioni fuori controllo e contenziosi a non finire".

La Regione verso la metà di aprile aveva presentato un piano per la "nuova normalità", chiedendo di dare il via libera alle attività produttive del territorio rispettando quelle che sono state definite le quattro D: distanza di sicurezza tra le persone, dispositivi (obbligo di mascherina per tutti), digitalizzazione (smart working per le attività che lo possono prevedere) e diagnosi (test sierologici). A ciò era stata aggiunta una strategia di riapertura con orari scaglionati prima per uffici e aziende, poi per scuole e università. Ma da Palazzo Chigi è stato esplicitato stupore per le richieste avanzate poiché solamente con un piano articolato e ben programmato si può contenere il rischio che la curva del contagio torni a salire. Ma siamo sicuri che la fase 2 annunciata dal premier Giuseppe Conte sia impeccabile e che non faccia tornare nuovamente il Paese nell'emergenza? In realtà dopo le Faq pubblicate ieri da Palazzo Chigi restano ancora molti dubbi, perplessità e punti deboli - dall'app che arriverà a metà maggio all'affidabilità dei test sierologici - che provocano incertezze e paure in vista dell'imminente ripartenza di domani, lunedì 4 maggio.

L'istanza del presidente lombardo è chiara: consentire di riprendere la produzione, aiutando gli imprenditori "per poter rilanciare l'economia di tutto il paese". Anche perché la situazione che vede coinvolti imprenditori, soprattutto quelli della piccola e piccolissima impresa, la micro azienda e le Partite iva è drastica: "Iniziano a essere ai limiti della sopportazione". Il timore è che già da domani possa esserci qualcuno che non versa più nelle condizioni di riaprire la propria attività, specialmente nel mondo del commercio e del turismo. Pertanto la maggioranza deve intervenire al più presto: "Credo che non ci sia più molto tempo, gli interventi debbano arrivare presto e debbano essere interventi veri".

"Stop alle chiacchiere"

All'Adnkronos è stato toccato anche il tema della concretezza degli aiuti economici: bisogna stabilire con chiarezza le risorse. "È inutile raccontare di mirabolanti cifre, bisogna dire con precisione quanto e quando arriverà ora perché più si va avanti con questa situazione più si determina la fine di tante attività", ha aggiunto il governatore del Carroccio. Su questo fronte la Lombardia ha fatto il massimo, mettendo a disposizione per gli investimenti tutte le risorse disponibili "facendo un grande sforzo dato che non si tratta di garanzie, ma di soldi veri che potranno essere incassati da tante aziende".

Movimento 5 Stelle e Partito democratico sono stati invitati a un rapido intervento sul sistema produttivo lombardo "che prima che esplodesse questa pandemia stava progettando il proprio futuro" e che improvvisamente nel corso dell'emergenza "si è trovata attaccata in modo vergognoso, il più delle volte su notizie non vere e atti assolutamente falsi".

Fontana ha ribadito che eventuali responsabilità politiche o penali "saranno appurate da ben due commissioni di inchiesta e dalla magistratura". Resta comunque il fatto che gli attacchi ricevuti denotano come non ci sia "volontà di andare d'accordo, nessunissima volontà di trovare un compromesso che consenta di ragionare insieme su come ripartire".

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