Forza Italia invoca la calendarizzazione del «caso Roma» Brusii, mugugni e alzate di spalle. Pure Alfano di oppone

Roma Vietato parlare di Mafia Capitale. Così al Senato. E così vuole il governo di Matteo Renzi. In attesa di conoscere il destino di Roma, scioglimento per «infiltrazioni mafiose» o per «corruzione» l'unica cosa certa è che Palazzo Madama ferma ogni tipo di discussione. Silenzio. Il blitz si consuma nel pomeriggio più caldo d'estate quando si riunisce la conferenza dei capigruppo. Si aprono i lavori. Giro di tavolo con le richieste dei vari gruppi. Poi la parola a Forza Italia. Gli azzurri, per bocca del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, invocano la calendarizzazione di una mozione, avente come oggetto «Mafia Capitale». Una mozione - si legge nel testo presentato - che «impegna il governo a verificare con la massima urgenza, in base a tutti gli elementi valutativi raccolti, se sussistono i presupposti per lo scioglimento del Consiglio comunale di Roma Capitale».

D'altro canto, è il contenuto della mozione, «la Commissione prefettizia di accesso agli atti avrebbe raccomandato lo scioglimento del Comune di Roma per inquinamento mafioso» ma in altri ambiti istituzionali, emersi al momento come indiscrezioni dei giornali e che fanno riferimento alla relazione del prefetto Franco Gabrielli, «si sono fatte valutazioni diverse». Brusii, mugugni e alzate di spalle, accompagnano la richiesta di Fi. A nulla serve il sostegno della Lega Nord e del M5s perché la maggioranza dell'esecutivo di Renzi, con l'avallo delle truppe di Angelino Alfano, si oppone strenuamente e censura qualsiasi tipo di confronto. Troppo imbarazzante discutere in un aula come quella del Senato, dove la maggioranza scricchiola e naviga a vista, una mozione che fa tremare Largo del Nazareno. Perfino il partito di Nichi Vendola (SeL), investito nelle ultime ore dalle dimissioni del vice sindaco capitolino Luigi Nieri, non si sbottona. E, secondo una fonte qualificata, avrebbe avuto un atteggiamento «sfuggente». Ma non c'è l'unanimità. Stando ai regolamenti parlamentari, il calendario e quindi la mozione forzista su Mafia Capitale dovranno passare le forche caudine dell'aula di Palazzo Madama. Ma non c'è storia anche questa volta. Altro voto, altra censura. La maggioranza di Palazzo Madama resta granitica e ferma sulla medesima posizione espressa in conferenza dei capogruppo. Tutto rinviato a data da destinarsi, insomma. Magari quando, ironizza il leghista Sergio Divina, «tutto sarà finito e non avrà più senso parlarne». Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, si giustifica così: «Noi siamo contrari che venga portata in aula perché, per come è confezionata, non consentirebbe una discussione politica». Una discussione bloccata che arriva dopo l'ulteriore terremoto che si è registrato in Campidoglio, con un sindaco Marino sempre più azzoppato.

Voci di rimpasto e commissariamento si rincorrono e adesso rimbalza anche il nome del «commissario» Matteo Orfini come vice sindaco. Da ieri Roma non è più soltanto un problema politico per Renzi e per la sua maggioranza. È diventato il tabù.

Twitter: @GiuseppeFalci

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