di Mariastella Gelmini*
Il ministro Guardasigilli, Alfonso Bonafede, ha difficoltà a guardare i numeri. La sua affermazione secondo la quale «in Italia non ci sono innocenti in carcere» è l'applicazione della folle dottrina Davigo, per la quale non ci sono innocenti, ma solo colpevoli che ancora non sono stati scoperti. In Italia, la giustizia funziona al contrario: ogni giorno tre persone finiscono in carcere per errore, lo Stato paga 80mila euro di risarcimenti per ingiusta detenzione e, di contro, in queste ultime due legislature, sono state innalzate le pene e si sono create le condizioni per ricorrere sempre di più alla custodia cautelare in carcere. Bonafede rilancia, inoltre, con un paradosso: per tagliare i tempi del processo, si abolisce la prescrizione dopo il primo grado. Quindi i cittadini pagano con un «fine processo mai» le lentezze della giustizia. Un obbrobrio giuridico che farà sì che davvero non ci siano più innocenti visto che i processi marciranno sulle scrivanie dei giudici.
Un populismo giudiziario che non si deve solo ai pentastellati, ma che ha preso anche altre sembianze. Basti pensare, ad esempio, al garantismo di Renzi che, con la riforma della prescrizione della passata legislatura, ha aperto la strada ai 5 Stelle. Forza Italia resta quindi - con più determinazione - il partito custode dello stato di diritto. In quest'ottica, ha ingaggiato una lotta senza quartiere - portando la sua battaglia a fianco dell'Unione Camere penali, in mezzo alla gente e nell'aula del Parlamento - per la proposta di legge del collega Costa, lavorando per riportare le cose nel loro alveo costituzionale.
Siamo ancora in tempo ad evitare ulteriori scempi, ma se c'è qualche garantista fuori dal centrodestra, bisogna che si faccia avanti, perché i giochini tattici non si fanno sulla pelle della gente.*presidente dei deputati di Forza Italia
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