Forze dell'ordine, garantita la tutela legale. E stop alla sospensione

Lo Stato anticiperà le spese a chi viene indagato. Il ministro Piantedosi: "Giusto, lavoro rischioso"

Forze dell'ordine, garantita la tutela legale. E stop alla sospensione
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Nessuna immunità, nessuno scudo penale per le forze dell'ordine: ma lo Stato sarà presente al loro fianco nella fase delle indagini e dei processi, in nome della presunzione di innocenza e della tutela di chi tutela la collettività. Nel percorso accidentato del disegno di legge sulla sicurezza, che si prepara a affrontare l'esame del Senato, uno dei pochi punti fermi è quello annunciato nei giorni scorsi dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi (foto). I poliziotti finiti sotto inchiesta per fatti legati al servizio potranno continuare a lavorare e il Viminale si farà carico della loro assistenza legale.

Piantedosi sabato ha illustrato al Messaggero le ragioni della svolta: «In molti casi, sospensioni e spese legali rappresentano una condanna anticipata. É giusto che lo Stato anticipi le spese legali di chi svolge un lavoro obbiettivamente più difficile e rischioso».

Il tema dell'assistenza legale agli agenti inquisiti da parte delle Procure si trascina da tempo, finora la prassi era che il ministero saldasse le parcelle dei difensori unicamente in caso di assoluzione piena e solo al momento della sentenza definitiva. Nei lunghi anni delle indagini e dei tre gradi di giudizio, i costi erano quasi interamente a carico dei dipendenti, che spesso si trovavano a doverli sostenere mentre erano sospesi cautelarmente dal servizio. «Con un articolo del Ddl Sicurezza - spiega Stefano Paoloni, segretario del Sindacato autonomo di polizia - vengono portati a diecimila euro per ogni grado di giudizio il sostegno legale, quindi il totale può arrivare fino a cinquantamila euro. Un aiuto consistente, visto che spesso alle spese di difesa si aggiungono quelle per i periti». Inoltre vengono ridotte le possibilità per il governo di rivalersi successivamente sul dipendente, che saranno limitate ai casi di condanna definitiva o di gravi e accertate violazioni disciplinari. In questo modo viene ad esempio garantita la copertura legale agli agenti che quasi sempre le Procure iscrivono nel registro degli indagati «come atto dovuto» in seguito a episodi come quello che a Milano ha portato alla morte di un giovane al termine di un inseguimento.

Più complesso il percorso per evitare la sospensione dal servizio ai poliziotti iscritti nel registro degli indagati. I dipendenti della Ps hanno regole più severe dei carabinieri, che vengono allontanati dal servizio solo in caso di condanna in primo grado. La modifica che dovrebbe garantire lo stesso trattamento anche ai poliziotti non è inserita nel Ddl sicurezza, e quindi dovrà essere oggetto di una legge ad hoc. Ma che si debba andare in questa direzione, per il ministro è una certezza: «Alcune categorie di lavoratori si trovano più frequentemente a fronteggiare una serie di situazioni particolarmente critiche.

L'idea è quella di ricercare un modo che possa evitare che siano sempre automaticamente esposti a adempimenti che poi si rivelano pesanti e sproporzionati sul piano economico e professionale, per tempi molto lunghi prima che si accerti la loro innocenza».

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