Francia, il terrore si ripete A Nizza un altro Coulibaly accoltella tre militari

Il terrore è già nel nome. L'apprendista jihadista trentenne responsabile dell'accoltellamento di tre soldati francesi davanti ad una palazzo che ospita il Concistoro ebraico di Nizza e Radio Shalom, si chiama Moussa Coulibaly. Stesso cognome di Amedy Coulibaly, il terrorista - originario come lui del Mali - che dopo la strage di Charlie Hebdo uccise una poliziotta e si asserragliò in un supermercato kosher assassinando quattro ostaggi (proprio ieri, a meno di un mese dal massacro, in un video l'Isis ha ordinato ai musulmani francesi di unirsi al Califfato e di compiere nuovi attentati in Francia). Ma l'omonimia legata ad un cognome assai diffuso nel Mali sembra solo casuale. Meno casuali ed assai più inquietanti sono, invece, le modalità dell'attacco e i precedenti del Coulibaly numero due. I suoi precedenti conducono anche stavolta in Turchia, ovvero in quell'anticamera del jihadismo armato da cui transitano i volontari islamisti diretti in Siria. Intercettato a Istanbul, segnalato alle autorità turche e rispedito a Parigi non più di una settimana fa il nuovo Coulibaly era stato preso in consegna dai servizi segreti di Parigi e interrogato prima di venir rimesso in libertà. Questo non gli ha, però impedito di entrare in azione alla prima occasione.

Il suo gesto - pur ricordando più quello di un individuo psicologicamente instabile che non una vera e propria azione terrorista - non va sottovalutato. Innanzitutto perché segnala la presenza di un diffuso clima di odio ed ostilità all'interno della comunità islamista. Un clima pervasivo, capace di trasformare in lupi solitari gli estremisti più malfermi mentalmente. L'episodio di ieri a Nizza è sotto questo punto di vista assai rilevatore. Tutto inizia a bordo di un tram dove Moussa Coulibaly viaggia con due coltelli, ma senza biglietto. Quando il controllore lo ferma e lo multa Moussa paga senza fare un piega. Il peggio inizia quando sceso dal tram in pieno centro intravvede i tre militari schierati a difesa del Concistoro Ebraico e di Radio Shalom. Davanti a quel doppio obbiettivo rappresentato da tre icone dello stato francese e da una doppia entità israeliana Moussa si trasforma in potenziale macchina di morte. Si avvicina senza dare nell'occhio, fa cadere a terra un sacchetto e quando uno dei tre militari si china per raccoglierlo accoltella il soldato in pieno volto. Subito dopo s'avventa contro gli altri due ferendone uno al braccio ed uno alla gola prima di venir bloccato ed arrestato. Ma quei simboli - capaci d'innescare il «lupo solitario» trasformandolo in una macchina aggressiva e potenzialmente mortale - sono probabilmente anche il vero obbiettivo del novello Coulibaly. Il motivo che lo spinge a uscire armato e vagare per la città alla ricerca di un potenziale bersaglio. Altrimenti non si spiegherebbe perché un uomo appena passato al torchio dai servizi segreti si assuma il rischio di girare per la città con due coltelli. E ad aumentare i sospetti s'aggiunge la presenza sul tram di un potenziale complice fermato poche ore dopo l'aggressione e messo sotto interrogatorio dalle forze di sicurezza.

Nel frattempo 007 e inquirenti stanno passando al setaccio la recente trasferta turca del jihadista. Moussa Coulibaly aveva suscitato l'attenzione della polizia di frontiera dell'aeroporto di Ajaccio dove aveva iniziato il suo viaggio di sola andata verso la Turchia. Segnalato alle autorità di Ankara era stato bloccato all'aeroporto d'Instabul ed immediatamente espulso.

«Al ritorno - spiegava ieri una fonte delle autorità inquirenti citata dalle agenzie francesi - è stato subito sentito dalla Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi), ma il colloquio non aveva consentito di raccogliere informazioni sufficienti per un arresto». Esattamente come era già successo con il Coulibaly in versione originale e con i due fratelli Kouachy.

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