Freno a mano tirato sulla scuola, sempre più bistrattata, con gli studenti preoccupati, che adesso scioperano pure, perché loro in presenza ci vogliono tornare, ma non a queste condizioni.
Dopo l'ultimo slittamento all'11 gennaio deciso lunedì in Consiglio dei ministri, le Regioni si muovono in ordine sparso e senza tenere conto delle indicazioni del ministro Azzolina - ora furiosa con quella parte di Pd che aveva garantito di sostenerla sul rientro in classe - spostano sempre più in là la ripartenza delle lezioni. Addirittura a febbraio nel caso di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche, Calabria, Sicilia e Sardegna (anche se il governatore Stefano Solinas non ha ancora preso una decisione definitiva). Soltanto Valle d'Aosta e Toscana sono pronte a far tornare i ragazzi delle superiori in presenza al 50 per cento l'11 gennaio. Nessun ripensamento per il governatore Eugenio Ciani, forte di una discreta situazione epidemiologica. «In Toscana - spiega - abbiamo poco più di 400 nuovi casi su oltre 3 milioni di abitanti. Ci sono regioni, come il Veneto, che hanno 7/8 volte i nostri contagiati. Come posso criticare Zaia per la decisione di rimandare il rientro a scuola?». In Veneto, infatti, si continua in dad fino al 31 gennaio. Poi si vedrà. La maggior parte delle regioni non sono pronte a ripartire lunedì, come previsto dal governo. In Lombardia, che sarà in zona arancione, le lezioni per le secondarie saranno svolte a distanza al 100% fino al 24 gennaio, come previsto da un'ordinanza del governatore Attilio Fontana. Anche in Liguria il presidente Giovanni Toti prende tempo per decidere alla luce del nuovo Dpcm e dei dati della prossima settimana e pensa, per ora, di far tornare tra i banchi i ragazzi il 18 gennaio. «In questa situazione molto delicata la scuola è un gigantesco motore di persone che si muovono», dice. Stessa data scelta dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, frenato dall'incremento dei casi nella sua regione, rimasta gialla dopo aver rischiato di finire in fascia arancione. Via il 18 anche in Piemonte e in Molise. In Umbria invece si riparte il 23 gennaio, in Emilia-Romagna due giorni dopo. Qui la giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini vorrebbe che il personale della scuola rientrasse al più presto nella campagna vaccinale. Si muove con cautela anche il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che dal 18 valuterà se, dal punto di vista epidemiologico, ci sono i margini per riprendere la didattica in presenza per tutte le classi della primaria (lunedì riprendono solo asili, prime e seconde elementari). Il 25 potrebbero tornare in classe medie e superiori, ma solo se i contagi lo consentiranno.
La Puglia prevede la presenza facoltativa, comunque scoraggiata dal governatore Michele Emiliano. La Basilicata non si è ancora espressa, l'Abruzzo potrebbe ripartire lunedì. Gli studenti dell'Alto Adige, infine, sono già in classe dal 7.
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