«Ti ucciderò», «sei una m... che sarà ucciso molto presto», «spero che ti abbattano». Sono solo alcuni dei tanti messaggi raccolti nell'ultimo anno dalla Digos e indirizzati a Maurizio Fugatti (nella foto), presidente della Provincia autonoma di Trento. E da quasi un anno lo stesso Fugatti gira sotto scorta, necessaria - come spiegano in Prefettura - dalle minacce ricevute dopo la morte del runner Andrea Papi, aggredito da un orso ai piedi del monte Peler. La decisione di far abbattere l'orso da parte della Provincia è stata accolta da ambientalisti e animalisti come una sorta di atto di sfida. E a pagarne le conseguenze è lo stesso Fugatti (e la sua famiglia, spesso citata nelle minacce di morte). Ora la Digos ha fatto un primo bilancio delle indagini: trenta persone identificate, tre denunce per minacce e un divieto di ritorno a Trento per tre anni.
Le minacce nei confronti di Fugatti continuano ad arrivare. Tra le tante indirizzate al presidente del Trentino spicca quella di un'insegnante di Jesolo che ha mandato una mail alla presidenza della Provincia dal suo indirizzo di posta della scuola. Anche in questo caso il messaggio era piuttosto inquietante: «Spero ti abbattano». Non sfugge, però, un dato «politico». Nessuna minaccia, stando ai riscontri della Digos, arriva dalla provincia di Trento. Anzi, anche i trentini sono chiamati in causa come bersaglio in molte delle minacce pubblicate sui social.
«Ritengo occorra riportare dentro il solco della ragionevolezza e della misura quello che sta accendendo da ormai troppo tempo - commenta lo stesso Fugatti - non tanto per un fattore personale, ma soprattutto perché l'esercizio
della democrazia significa assumersi responsabilità che vanno al di là dell'interesse del singolo o di singoli gruppi. Responsabilità e decisioni che a volte sono difficili e scomode ma che è giusto impegnarsi a sostenere».
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