Il dato è forte, eclatante, incontrovertibile e rende ancora più dolorosa la sconfitta del centrodestra. Sì perché nel complesso delle Regionali sarde, le liste di centrodestra collegate a Paolo Truzzu ottengono il 48,8% di voti, contro il 42,6% delle liste di centrosinistra collegate ad Alessandra Todde. Un distacco di oltre 6 punti percentuali a favore della coalizione oggi al governo.
Insomma, se il vento è cambiato nell'Isola lo ha fatto in direzione del centrodestra che nelle urne prende circa 40mila voti in più del campo largo e delle dieci liste schierate con la neo-governatrice grillina. Il paradosso è che il centrodestra cresce anche rispetto alle ultime Politiche.
Alla Camera, infatti, nella circoscrizione Sardegna il centrodestra ottenne il 40,52%, seguito dalla coalizione di centrosinistra (26,96%), M5S (21,80%) e Terzo Polo (4,61%). È chiaro che sommare percentuali in assenza di una controprova elettorale è sempre un esercizio acrobatico, ma in linea teorica se nel 2022 il campo largo si fosse presentato unito avrebbe potuto prevalere (e ottenere collegi uninominali), se lo avesse fatto questa volta non avrebbe vinto. Anzi il risultato di domenica del centrodestra sarebbe stato superiore anche alla somma del risultato del 2022 di centrosinistra sommato ai Cinquestelle. Nel dettaglio, la candidata grillina ha avuto la meglio sul candidato del centrodestra per uno 0,3. Ovvero 2.924 voti. Finisce 45,3 a 45.
Clamoroso il dato del voto disgiunto: la neo governatrice prende 40.301 voti preferenze in più rispetto alle liste dei partiti che l'hanno sostenuta (passa così 290.318 a 330.619). Una dinamica che, al contrario, penalizza Truzzu che si ferma a 327.695 voti contro i 333.050 conquistati dai partiti di centrodestra.
Sul fronte delle liste il Partito Democratico risulta il partito più votato con il 13,8% di consensi, tallonato da Fratelli d'Italia al 13,7%. M5S è al 7,8%. Seguono i Riformatori sardi 6,9%, Forza Italia 6,4%, Partito sardo d'azione 5,4%, Sardegna al Centro Venti20 5,4%, Alleanza Verdi Sinistra 4,7%, Alleanza Sardegna-Pli 4,1%, Uniti per Todde 4%, Lega 3,8%. Lo spettro del voto disgiunto, più volte evocato in campagna elettorale, prende dunque decisamente forma nelle urne sarde. Truzzu non si nasconde e si intesta la sconfitta: «Ho mandato un messaggio a Giorgia Meloni. Ma la lettura del voto è semplice: non sono state elezioni influenzate da fattori nazionali e il dato che lo prova è il risultato di Cagliari che, più che votare Todde, ha votato contro di me. Sarebbe bastato avere tre-quattro punti in più per vincere l'intera gara. Per questo dico che la responsabilità è mia. Le cause della sconfitta di Cagliari? Ci sono tanti fattori: voto disgiunto, cantieri». Il riferimento è ai tanti cantieri aperti negli ultimi due anni nel capoluogo di regione così da intercettare i fondi europei e quelli del Pnrr. Un investimento nel futuro della città che nell'immediato ha prodotto disagi e penalizzato Truzzu. Ora il centrodestra dovrà scrollarsi di dosso le polemiche e guardare ai prossimi appuntamenti elettorali. Ma inevitabilmente ci sono ancora scorie da smaltire.
«Quando cambi un candidato in corsa è più complicato. Vale anche per un sindaco» dice Matteo Salvini facendo riferimento alla sostituzione di Christian Solinas.
Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia, invece, non esclude la possibilità di un voto disgiunto in qualche modo orchestrato dalle stesse liste. «Che c'è stato il voto disgiunto è scientifico e matematico. Sarà un'analisi da spiegare: se è stata una cosa spontanea o dei partiti».
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