A sei mesi di distanza, l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi (in foto) è tornato in Africa per rafforzare l'intesa energetica tra Italia e Algeria. Braccio destro del premier Giorgia Meloni, in queste ore, il manager ha chiuso una serie di accordi che vanno dalla riduzione delle emissioni all'incremento della capacità di trasporto dimostrando di essere, di fatto, il fil rouge che a cavallo dei due governi ha permesso all'Italia di costruire la nuova strategia energetica del Paese. Si devono al suo operato, e anche alla missione di luglio con l'ex premier Mario Draghi, una serie di accordi di approvvigionamento nel gas per affrancarsi dalla dipendenza russa.
Un ruolo da vero kingmaker con il quale il manager ha di fatto meritato la riconferma in primavera. Descalzi si prepara infatti a differenza di molti altri manager in scadenza (da Enel a Leonardo) a essere confermato alla guida dell'Eni. Investitura che gli regalerebbe il record di ceo più longevo nella storia del gruppo (otterrebbe il quarto mandato).
Dall'alto del suo ruolo, Descalzi ha parlato chiaro sul futuro del mercato energetico italiano spiegando che l'indipendenza totale dalla Russia, e quindi un mercato del gas sotto controllo, si avrà nell'inverno 2024-2025, tra due anni. «L'Algeria è un partner strategico che sta aiutando l'Italia. Gli investimenti - ha spiegato l'ad - danno centralità al Nord Africa, sviluppo, occupazione e quindi distendono una situazione che porta all'immigrazione». Guardando ai numeri, «solo due anni fa l'Algeria dava all'Italia circa 21 miliardi di metri cubi di gas, ora 25 miliardi, arriveremo a più di 28 miliardi l'anno prossimo e poi nel 2024/25 ancora di più».
Il manager non crede a una eccessiva dipendenza energetica dell'Italia, questa volta dall'Algeria. «Abbiamo Libia, Egitto, Angola, Mozambico, Stati Uniti», ribatte. Il manager suona piuttosto un campanello d'allarme sulle infrastrutture italianee. Descalzi ha evidenziato come in Italia ci siano disfunzionalità da eliminare. «Serve la possibilità di ricezione e quindi le infrastrutture, noi abbiamo gasdotti, rigassificatori potenziali, ma in questo momento abbiamo un collo di bottiglia tra Campania, Molise, Abruzzo», ha spiegato l'ad di Eni affermando che da Sud «possono arrivare al massimo 126 milioni di metri cubi al giorno, questo è il collo di bottiglia e siamo quasi al limite». Motivo per cui Snam ha appena lanciato un piano di espansione della rete che deve essere approvato da Arera.
D'altra parte, è un'occasione che l'Italia non può perdere. L'Italia è l'unica ad avere una connessione via gasdotto con l'Algeria che ha una capacità di circa 36 miliardi metri cubi di gas ancora sottoutilizzata, ci sono infatti più di 10 miliardi di metri cubi di riserve che possono arrivare in Italia. «Abbiamo una connessione con la Libia che vale 12-14 miliardi di metri cubi in termini di capacità che con adeguate aggiunte può salire di parecchi miliardi. Poi abbiamo l'Egitto con il gas naturale liquefatto e poi c'è il resto dell'Africa, la Nigeria, l'Angola, in futuro il Congo, il Mozambico che è già attivo che può portare gas liquefatto», ha spiegato l'amministratore delegato.
Nel dettaglio, Eni e Sonatrach hanno siglato un memorandum per la valorizzazione della rete di interconnessione tra Italia e Algeria e un memorandum sulla collaborazione tecnologica nella riduzione delle emissioni.
Il primo, in particolare, ha come fine quello di incrementare la produzione di gnl, le esportazioni di energia dall'Algeria verso l'Italia, incrementando la capacità di trasporto, con un nuovo gasdotto anche per il trasporto di idrogeno, e un cavo elettrico sottomarino.
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