Gazprom chiude i rubinetti del gas. Ma la reazione Ue raffredda i prezzi

Gasdotto Nord Stream fermo da oggi fino al 3 settembre. Von der Leyen rassicura sugli stoccaggi, arrivati all'80%. Partner europei più vicini a un accordo sul tetto alle tariffe

Gazprom chiude i rubinetti del gas. Ma la reazione Ue raffredda i prezzi

L'ipotesi che l'Europa possa trovare un'intesa sul tetto al prezzo del gas fa rifiatare i corsi dell'oro blu europeo che non sembrano al momento registrare negativamente l'ufficiale stop - da domani al 3 settembre - del gasdotto russo Nord Stream. Dopo aver toccato un picco a 284 euro, il prezzo del gas ha registrato un trend in calo. All'hub olandese il Ttf si è attestato a 245 euro al mwh in calo del 9,796%.

C'è fiducia che i Paesi della Ue riescano ad arrivare a stabilire un tetto ai prezzi, dopo mesi di trattative andate a vuoto, o per lo meno si riesca a slegare il prezzo dell'elettricità da quello del gas (aspetto però che sull'Italia avrebbe scarsi effetti).

A sciogliere le resistenze sul tetto del gas è stata la Germania e il 9 settembre i ministri dell'Energia europei ne discuteranno. Intanto ieri è andato in scena in Danimarca un vertice internazionale sull'indipendenza energetica dalla Russia: al centro del dibattito lo sviluppo coordinato delle rinnovabili nel mar Baltico, e l'affrancamento da Mosca. Tutte prove generali per il 9 settembre, appuntamento sul quale sono riposte le speranze degli esperti.

Alla base dell'improvviso dietrofront tedesco sul price cap una serie di ragioni e c'è chi fa maliziosamente notare come l'ultima analisi di S&P potrebbe fare da ago della bilancia. Secondo l'agenzia di rating "in uno scenario al ribasso in cui la Russia tagliasse le esportazioni di gas verso l'Europa e nell'Ue venisse applicato il razionamento obbligatorio, la Germania cadrebbe in recessione, la crescita dell'Eurozona si indebolirebbe e l'inflazione rimarrebbe alta più a lungo". Italia e Germania, secondo Standard and Poor's sono le più esposte per via della forte dipendenza dal gas russo.

Tuttavia, "l'Italia soffre meno della Germania" perché il nostro Paese "non ha un passaggio aggiuntivo, sponsorizzato dal governo, dai prezzi all'ingrosso a quelli al dettaglio". I tre fattori che determinano l'impatto economico nei diversi Paesi sono: il grado di dipendenza dell'economia e dell'industria dal gas naturale; la quota di gas russo sul consumo totale; quanto i governi sono disposti a fare per proteggere famiglie e imprese dai costi energetici all'ingrosso più elevati.

In base a questi indicatori, evidenzia lo studio, la Germania è molto più colpita, mentre ''l'impatto sull'economia francese è decisamente più debole perché l'industria utilizza molta più energia nucleare.

Inoltre, il governo francese ha limitato l'aumento delle tariffe per le famiglie almeno per tutto il 2022''.

In questo contesto, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha rassicurato che si è già raggiunto in media nell'Unione Europea un riempimento degli stoccaggi dell'80 per cento.

«Quello che vediamo - ha poi spiegato Von der Leyen - è sì una crisi energetica, ma è principalmente una crisi energetica dei combustibili fossili. Quindi abbiamo bisogno di una soluzione verde contro questa crisi energetica dei combustibili fossili. Repower Eu fa parte della nostra risposta - ha sottolineato la presidente della Commissione -. Stiamo accelerando la transizione verso l'energia pulita con un sistema interconnesso e potrebbero esserci tre pilastri principali: innanzitutto stiamo risparmiando energia, principalmente energia da combustibili fossili a livello europeo.

Abbiamo convenuto che tutti gli stati membri devono risparmiare congiuntamente il 15% di energia tra agosto e il 23 marzo. Il secondo pilastro è che dobbiamo diversificare dai combustibili fossili russi a fonti affidabili». Il terzo punto è che «lavorando insieme possiamo ottenere di più e più velocemente».

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