Gemellaggio con la Turchia. L'Italia avrà l'Europeo 2032

"Colpo" diplomatico di Gravina. Dal rischio di sconfitta alla candidatura congiunta e unica

Gemellaggio con la Turchia. L'Italia avrà l'Europeo 2032
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Se vuoi evitare il rischio di una dolorosa sconfitta, cerca il compromesso col tuo competitor. Fedele a questo principio ispiratore, il calcio italiano ha portato a casa un successo politico e sportivo con l'annuncio di una candidatura congiunta tra Italia e Turchia per l'edizione dell'europeo targato 2032. Grazie a questo accordo diplomatico, diventa l'unica candidatura sul tavolo e perciò riceverà il timbro dell'ufficialità in occasione della riunione dell'esecutivo Uefa programmata per il 10 ottobre prossimo. Gabriele Gravina, presidente della Figc e vice-presidente Uefa, ha stappato lo champagne definendo l'operazione «una svolta storica» perché di fatto unisce «due mondi contraddistinti da profonde radici storiche, due culture che si sono reciprocamente contaminate influenzando la storia dell'Europa mediterranea». Di questo si tratta, allora, prim'ancora che di una grande opportunità per il Belpaese di rimettere mano al piano di ammodernamento degli stadi finito in un cassetto tra incomprensibili no e strozzature burocratiche. L'edizione «congiunta» non è di certo la prima della serie. In materia esistono infatti tre precedenti (2000 Belgio-Paesi Bassi; 2008 Austria-Svizzera; 2012 Ungheria-Ucraina) con un paio di coincidenze per il calcio azzurro. A Rotterdam (contro la Francia) e a Kiev (contro la Spagna) la Nazionale raggiunse la finale perdendo in entrambe le circostanze al cospetto di rivali molto accreditati (Francia e Spagna).

Per capire la scelta di Gravina, di invitare alla partnership la Turchia, bisognerà riflettere sui due grandi ostacoli scoperti lungo la strada della candidatura solitaria. La prima: lo stato insoddisfacente di numerosi stadi (bisognava indicarne 10) fuori dai parametri richiesti. La seconda: la mancanza di garanzie di soldi pubblici e i ritardi burocratici con cui il tavolo interministeriale è stato insediato. La nuova formula invece consentirà di puntare solo su 5 più 1 stadi (uno è di riserva) nei quali ospitare la manifestazione che godrà anche di due comitati organizzatori separati. La «cinquina» proposta non può essere ancora pubblica perché due dei tre impianti designati (Firenze e Cagliari) sono in discussione. Gli altri tre (Roma, Milano e Torino) hanno il punto interrogativo legato alle decisioni su San Siro. Per questo motivo il suggestivo schema del tabellone (inaugurazione a Istanbul dove c'è appena stata la finale di Champions league, e finalissima a Roma, stadio Olimpico, ndr) è stato messo da parte.

L'elenco ufficiale degli stadi prescelti dovrà essere consegnato all'Uefa fra 3 anni, nell'ottobre del 2026. C'è allora tutto il tempo per realizzare le opere necessarie e sciogliere eventuali nodi. Il pieno successo della scelta è confermato dall'attenzione rivolta dal settore marketing. Le società specializzate hanno già allo studio eventi per celebrare il gemellaggio storico tra Roma e Bisanzio. Nel progetto presentato dalla federcalcio al Governo e allo stesso comitato esecutivo dell'Uefa poi è segnalato anche il valore economico finanziario dell'europeo calcolato da una società del ramo in 4-6 miliardi di euro nella versione esclusiva. In quella «congiunta» l'incasso potrà essere dimezzato e varierà tra 2 e 3 miliardi.

Per questo motivo, la prima riunione con i sindaci inizialmente spaventati dall'idea di essere coinvolti in assenza di un preciso piano di finanziamento, ha riscosso giudizi favorevoli. Forse è l'occasione buona per chiamare al tavolo anche i privati in sinergia con i fondi stranieri che detengono la proprietà di numerosi club di serie A.

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