Genova - I migranti «sbarcano» a Genova e, in pieno centro città, scatta la protesta dei residenti. L'ultimo capitolo si chiama guerra per l'acqua. Un'assemblea di condominio che, ai voti, nega l'adeguamento della fornitura idrica in un appartamento adibito all'accoglienza migranti. E cittadini e associazioni scendono in piazza per solidarietà. È solo l'ultima puntata di una querelle che prosegue da mesi e che riguarda l'inserimento di una struttura di accoglienza in un palazzo storico della centralissima via XX Settembre, cuore e «salotto buono» della città.
Da 15 giorni circa, all'interno dell'immobile, di proprietà del demanio e gestito da una cooperativa sociale, sono arrivate undici persone, tre famiglie con bambini nell'ambito di un progetto di integrazione. Subito residenti e commercianti sono insorti e hanno protestato chiedendo che fossero ospitati altrove. Poi, la nuova polemica e una contro-protesta in segno di solidarietà per contrastare la scelta dell'assemblea condominiale del civico 11, che ospita i migranti, di negare l'adeguamento dell'impianto dell'appartamento.
«Restiamo umani Genova non nega l'acqua agli assetati», il titolo dell'evento lanciato su Facebook da diverse realtà tra cui l'Arci di Genova e della Liguria e semplici cittadini. Oltre un centinaio i manifestanti in presidio, ognuno ha portato con sé come gesto simbolico una bottiglia d'acqua, da consegnare a mano agli operatori che gestiscono la struttura. «Ci sono undici persone spiega Walter Massa, presidente di Arci Liguria tra cui tre donne incinte e bambini. Quell'appartamento non è allacciato all'acqua del caseggiato». L'adeguamento permetterebbe di inserire anche alcune docce. «Abbiamo deciso di ribellarci continua Massa - e dare un segnale: la nostra città non è fatta solo di questi soli egoismi. Non viviamo alcun allarme migranti, la Liguria accoglie meno di 4mila richiedenti asilo, circa 1800 sono a Genova».
La vicenda inizia due mesi fa. «Dopo Ferragosto - racconta Franco Gromi, l'amministratore del condominio che ospita la struttura siamo venuti a sapere per caso che c'erano dei lavori in un immobile vuoto da tre anni, poi abbiamo scoperto che si stava ristrutturando perché sarebbero arrivati dei migranti». L'edificio, che conta circa 40 unità immobiliari ed è costituito per metà da appartamenti e per metà da uffici, sorge proprio sopra uno dei più grandi mercati storici cittadini e ospita all'interno un B&b. «Nessun razzismo aggiunge Gromi riteniamo che in un ambiente come quello di via XX Settembre, posizionare una struttura per migranti in quel tipo di palazzo storico del 400, vincolato dalle Belle Arti, sia stata una scelta scellerata. Potevano essere posizionati in posti diversi con maggior controllo. L'appartamento, ex biblioteca universitaria, è dotato inoltre di una fornitura idrica per esigenze base». Gli ospiti sono arrivati solo una quindicina di giorni fa. E con loro proteste e richieste di nuove collocazioni.
«Le preoccupazioni continua Gromi sono di diverso tipo: dalla difficoltà di integrazione, alle ripercussioni sul tessuto commerciale fino alla svalutazione degli immobili». Non solo. «La vicenda conclude Giulio Sanson, residente dello stabile - è stata gestita male, nessuno ci ha presentato il progetto.
Inoltre l'acqua è già presente, ma per noi l'impianto delle acque reflue è inadeguato e se diamo una portata maggiore può diventare un problema e creare danni al caseggiato, oltre a quelli già registrati durante le ristrutturazioni».
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