Berlino. Ergastolo per crimini contro l'umanità. È la condanna inflitta da un tribunale tedesco ad Anwar Raslan, 58enne cittadino siriano, già inquadrato con il quadro di colonnello nel Shu'bat al-Mukhabarat al-'Askariyya, il servizio di intelligence militare della Siria. Il Tribunale superiore di giustizia di Coblenza ha trovato Rasla colpevole di almeno 27 omicidi dei 58 che la procura gli contestava, colpevole di aver torturato 4 mila persone e colpevole di numerosi casi di stupro. L'ex milite, che ha già annunciato ricorso in appello, è un esponente del regime di Bashar al-Assad, il presidente siriano che ha reagito alla primavera araba nel suo paese scatenando nel 2011 una guerra civile che non è ancora finita e che si è trasformata in una grande operazione di pulizia etnica a danno della maggioranza sunnita dei siriani. La sentenza della corte tedesca è la prima di questo genere e arriva alla vigilia dell'undicesimo anno del conflitto interno al paese mediorientale.
Teatro dei crimini di Rasla e dei suoi collaboratori è il famigerato carcere di Al-Khatib a Damasco, luogo dell'orrore dove il Mukhabarat ha «interrogato» decine di migliaia di cittadini sospettati di opporsi al regime. Per dare un'idea dell'enorme quantità di crimini commessi dentro a quella prigione, basti pensare che i 4mila casi di tortura attribuiti a Raslan sarebbero stato commessi fra l'inizio della Guerra civile siriana nella primavera del 2011 fino alla fine del 2012, durante dunque una frazione del conflitto. Nei 108 giorni di udienza di un processo iniziato ad aprile del 2020, le responsabilità del colonnello siriano sono apparse anche grazie alla testimonianza di circa 80 testimoni che ai giudici hanno raccontato delle sevizie, delle scosse elettriche, degli abusi sessuali e delle condizioni inumane in cui erano tenuti ad Al-Khatib. Raslan, che a fine 2012 aveva disertato il regime di Assad, ha fatto l'errore di chiedere asilo politico come rifugiato alla Germania, paese in cui è arrivato nell'agosto del 2014. Ma la Repubblica federale tedesca è un paese con centinaia di migliaia di profughi siriani, uno dei quali nel 2014 riconobbe Raslan alla periferia meridionale di Berlino. L'ex colonnello è stato così arrestato sulla base del principio della giurisdizione universale che permette a uno stato di processare un cittadino di un altro paese anche per crimini contro l'umanità, per crimini di guerra o per genocidio commessi anche in uno stato terzo. Va ricordato che Russia e Cina hanno a più riprese fatto ricorso al proprio diritto di veto per impedire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di deferire il regime di Assad alla Corte internazionale di giustizia. Ad aiutare i giudici tedeschi nel loro lavoro hanno invee contribuito i cosiddetti «fascicoli Cesare», oltre 53 mila foto torture scattate da un fotografo militare siriano e poi fatte filtrare all'estero.
Lo scorso febbraio la corte di Coblenza aveva inflitto una pena a quattro anni e mezzo per concorso in tortura, al 44enne Eyad Al-Gharib, aiutante di Raslan e ritenuto responsabile dell'arresto di 30 persone poi torturate nel carcere del Mukhabarat. L'arresto per Al-Gharib, entrato in Germania a luglio 2018 anch'egli come profugo, era scattato a febbraio 2019 a seguito di un'operazione congiunte della polizia tedesca e francese.
«Per la prima volta, un esponente di alto rango del regime siriano è stato condannato per crimini contro l'umanità, ha dichiarato Patrick Kroker, rappresentante della parte civile e avvocato partner dell'Ecchr, il Centro europeo per i diritti umani e costituzionali che ha sede a Berlino. Anche l'Associazione tedesca dei giudici (Drb) ha sottolineato che la decisione del tribunale «invia un segnale importante agli autori e alle loro vittime: i criminali di guerra saranno perseguiti in Germania».
La condanna di Raslan è stata accolta con soddisfazione dai tanti siriani che hanno attorniato il tribunale di Coblenza in attesa della sentenza. Comune a tutti l'auspicio che sia l'ex colonnello sia gli alti dirigenti del regime di Assad possano essere processati per gli stessi in crimini questa volta però non all'estero ma in Siria.
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