La Germania unita celebra i suoi primi 30 anni. Proteste e pandemia il nuovo muro Est-Ovest

Nell'anniversario scontri in piazza. La Merkel: "Coraggio per avere coesione"

La Germania unita celebra i suoi primi 30 anni. Proteste e pandemia il nuovo muro Est-Ovest

Berlino «Un trionfo della democrazia sulla dittatura». Con queste parole il presidente federale della Germania, Frank-Walter Steinmeier, ha ricordato la riunificazione del suo Paese trenta anni fa. Se il Muro di Berlino cadde il 9 novembre 1989 sotto le spallate dei tedeschi dell'est che gridavano «Wir sind das Folk!» (Il popolo siamo noi), la Ddr si sciolse solo un anno dopo, il 3 ottobre 1990. La data è oggi festa nazionale e per il 30esimo anniversario si erano annunciati festeggiamenti solenni. Poi il coronavirus ci ha messo la zampino e così Steinmeier si è rivolto a una platea di sole 230 persone contro le oltre 1.200 previste inizialmente.

Per onorare l'assetto federale del paese, la riunificazione viene celebrata ogni anno in una capitale diversa fra le 16 dei Länder tedeschi. Quest'anno l'onore è toccato a Potsdam, la Versailles berlinese ben nota ai turisti di mezzo mondo per le sue bellezze, meno per essere il capoluogo del Brandeburgo. «Oggi viviamo nella migliore Germania mai esistita», ha spiegato Steinmeier ai suoi ospiti seduti ben distanziati negli studi cinematografici di Babelsberg, la vecchia Cinecittà di Potsdam. E perché la riunificazione è stata la festa della democrazia e della solidarietà, il presidente ha ricordato che i due temi devono essere le stelle polari della Germania di oggi. Traduzione: non siamo più divisi fra Est e Ovest ma fra quelli che credono nelle istituzioni democratiche e quelli che si affidano al complottismo e al populismo, come i negazionisti scesi in piazza e protagonisti di scontri con la polizia.

Da parte sua la cancelliera Angela Merkel ha chiesto ai tedeschi di essere «coraggiosi abbastanza da aprire nuovi orizzonti in reazione alla pandemia ma anche per pretendere più coesione per la nostra società». Merkel ha fatto riferimento alle differenze che permangono fra Est e Ovest: trenta anni fa Bonn e Berlino erano divise da un abisso tecnologico e socio-economico, oggi ridotto a un piccolo fossato. Ma la cancelliera sa bene che quella distanza è causa di frustrazione a Est, dove i cittadini guadagnano in media 700 euro di meno dei loro fratelli occidentali, che vivono pure un anno più a lungo. E se la migrazione interna è finita da circa 15 anni, oggi l'ex Ddr rimane una macroregione del tutto spopolata: nel 1948 contava 19 milioni di abitanti, oggi ce ne sono meno di 14 milioni. Nello stesso periodo a Ovest il numero dei residenti è cresciuto di circa 20 milioni. A Est crescono solo le città: Lipsia, Dresda, Jena, Erfurt; tutto attorno le campagne si sono svuotate, precipitando nell'angoscia gli anziani rimasti. Fa scuola il caso di Penkun, piccolo borgo sul confine con la Polonia: nel 2000 aveva 2.253 abitanti, oggi ne conta 1.775. In venti anni Penkun ha perso un abitante su quattro e il calo non è stato peggiore solo perché il borgo si è aperto all'immigrazione polacca. La vecchia divisione Est-Ovest oggi è percepita soprattutto da chi nel 1989 si è dovuto adattare alla nuova Germania capitalista arrivata all'improvviso. Uno studio della Fondazione Otto Brenner sostiene che «il Muro è nella testa» degli over 40 mentre per i giovani di tutto il paese la riunificazione è percepita solo come positiva.

Nel frattempo il coronavirus sta aiutando i meno giovani a conoscersi meglio.

Obbligati dal virus a restare in Germania, in centinaia di migliaia la scorsa estate sono andati in vacanza nelle regioni orientali e le coste sul Baltico, meno care di quelle sul Mar del Nord. Un tedesco dell'Ovest su cinque non ha ancora mai visitato l'Est.

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