Giallo ai Parioli: morto in casa Sul petto una firma col rossetto

Sul torace della vittima, 22 anni, una scritta: «Mi hai lasciata sola, mi vendicherò». Indagata la fidanzata

Giallo ai Parioli: morto in casa Sul petto una firma col rossetto

«Mi hai lasciata sola, mi vendicherò». Una scritta tracciata con il rossetto sul petto di un ventiduenne trovato senza vita. Parte da pochi inquietanti dettagli il giallo che nei giorni scorsi ha sconvolto l'elegante quartiere Parioli, a Roma.

Giuseppe D.V.P., figlio di una nobile famiglia di origini napoletane, è stato trovato morto nella sua camera da letto, in un'abitazione in via di Villa Grazioli, dove viveva con la famiglia. A scoprire il cadavere martedì mattina è stata la mamma, preoccupata perché alle 12.30 il ragazzo non si era ancora svegliato. La notte prima, dopo essere rientrato a casa, era andato a dormire con la fidanzata, di un anno più grande, conosciuta in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Non era un segreto che entrambi facessero uso di droga e alcol.

Saranno le indagini della Squadra mobile e del commissariato Salario-Parioli, coordinate dalla Procura di Roma, ad accertare cosa sia accaduto nell'arco di tempo in cui i due sono rimasti chiusi in camera. La mattina seguente della ragazza non c'era traccia. Probabilmente aveva lasciato l'abitazione prima dell'alba. I genitori di Giuseppe martedì hanno ripetutamente bussato alla porta della stanza del figlio e, non ricevendo risposta, hanno chiamato la polizia. Quando gli agenti sono entrati all'interno, hanno trovato quel corpo inerme, con addosso il pigiama, stroncato da un'overdose di metadone o eroina. Sul petto l'emblematica scritta. Ma il cadavere non presentava segni di violenza.

In mattinata la ventitreenne è stata rintracciata e ascoltata in Questura. In stato confusionale ha ammesso di essere stata con Giuseppe lunedì sera ma ha negato di aver scritto quella frase sul suo petto. Il pm Mario Dovinola e l'aggiunto Nunzia D'Elia l'hanno iscritta nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Si tratta di un atto dovuto: non è escluso che lei possa aver ceduto al giovane anche la sua dose di metadone, ricevuta dal Sert che li seguiva. Se questo fosse accaduto e avesse assistito al malore del ragazzo senza dare l'allarme, l'accusa potrebbe essere modificata in morte come conseguenza di un altro reato, più grave dell'omicidio colposo.

Dopo l'autopsia, che è stata eseguita ieri dal medico legale Luigi Cipolloni e ha chiarito che si è trattato di overdose, bisognerà attendere il risultato degli esami tossicologici per stabilire se il ventiduenne sia morto per eroina o metadone. Gli investigatori non escludono alcuna pista. I due potrebbero aver avuto un litigio, scaturito dalla volontà del giovane di lasciarla, e questo spiegherebbe il significato di quel messaggio. O potrebbe trattarsi di un avvertimento diretto allo spacciatore o a chi cedeva loro le sostanze. Ma si è nel campo delle ipotesi.

La famiglia è chiusa nel silenzio e gli amici hanno fatto quadrato, proteggendo il fratello di Giuseppe, che solo quattro giorni fa aveva scritto su Fb: «Bisogna lottare tutti i giorni, per tutta la vita, per non lasciarsi andare». Ma davanti a quell'overdose si è arreso.

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