Il giallo del borsone nel Po riaffiorato con un cadavere. "È una donna fatta a pezzi"

Potrebbe essere quello di Isabella Noventa o di Samira. Forse di Saman le ossa trovate nel Modenese

Il giallo del borsone nel Po riaffiorato con un cadavere. "È una donna fatta a pezzi"

Se non fosse stato per la secca del Po chissà quando sarebbe stato ritrovato. Invece la siccità delle ultime settimane lunedì ha fatto riemergere dalle acque un borsone con dentro un cadavere di donna fatto a pezzi. Lo ha notato lunedì un operaio in una golena a Santa Maria Maddalena, frazione di Occhiobello in provincia di Rovigo, al confine con la provincia di Ferrara. E, insospettito, ha subito chiamato i carabinieri che hanno recintato la zona mentre i colleghi della scientifica arrivati da Venezia effettuavano i rilievi.

È probabile che si tratti della vittima di un omicidio e ci vorrà tempo per identificarla per il cattivo stato di conservazione del corpo a causa della lunga permanenza in acqua e perché - secondo indiscrezioni che i carabinieri non hanno voluto confermare - avrebbe avuto la testa mozzata. Ma i carabinieri, coordinati dalla Procura di Rovigo, non hanno potuto fare a meno di pensare a due gialli irrisolti che negli ultimi anni hanno scosso il Veneto, quello di Isabella Noventa, uccisa nel 2016 dall'ex fidanzato, la sorella di lui e un'amica, e quello di Samira El Attar, scomparsa a 43 anni il 21 ottobre 2019 dopo aver accompagnato la figlia a scuola. I corpi delle due donne non sono mai stati trovati e durante le indagini gli inquirenti hanno sempre ritenuto che fossero state gettate nel fiume.

I magistrati hanno aperto un fascicolo per omicidio e hanno disposto gli accertamenti tecnici per restringere le ipotesi in campo. Saranno determinanti gli esami anatomopatologi sul cadavere che verranno effettuati presso l'ospedale di Rovigo, poi si passerà alla verifica delle banche dati delle persone scomparse e dei casi di omicidio e femminicidio in cui non sono stati trovati i corpi delle vittime. Lo studio delle correnti del Po, in particolare quelle nei pressi di Occhiobello, fa pensare che la sacca possa essere stata gettata in acqua in un punto lontano dal luogo da dove è stata trovata, anche da altre province, e molto tempo fa. Per questo i carabinieri di Rovigo hanno allertato tutti i comandi e le stazioni delle forze dell'ordine a monte del Po rispetto al luogo del ritrovamento.

Tornano in primo piano, dunque, le vicende di Isabella e Samira, ma anche quella di Saman Abbas, la 18enne pachistana sparita dal 30 aprile 2021 da Novellara (Reggio Emilia) e che carabinieri e Procura reggiana ritengono sia stata uccisa dai suoi familiari. Anche il suo caso è stato collegato ad un altro macabro rinvenimento, avvenuto sabato scorso, a Maranello, in provincia di Modena. Quello di un sacco di plastica trovato da una persona che passeggiava lungo le sponde del fiume Tiepido con dentro un cranio e altri piccoli frammenti di ossa umane. Accanto ai resti sono stati trovati anche abiti femminili. Dall'esame della dentatura del teschio sembra che appartenesse ad una persona giovane. Ma sarà l'esame del dna a dire se effettivamente si tratta di Saman. Anche in questo caso l'analisi genetica, che richiede tempi più lunghi, sarà affiancata da quella della morfologia dei reperti, in grado di stimare l'età alla morte, l'altezza, il sesso, l'etnia di appartenenza.

Il corpo di Saman non è stato ancora trovato, ma gli investigatori non hanno dubbi sulla sua sorte e sulle responsabilità della sua famiglia, che non vedeva di buon occhio il suo stile di vita «troppo

occidentale». Da poco è stata chiusa l'inchiesta a carico di cinque persone per omicidio e soppressione di cadavere. Lo zio e il cugino della ragazza sono stati arrestati, ma continuano a negare qualsiasi coinvolgimento.

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