La gioia di ritrovarsi scaccia l'orrore

Le braccia non si accontentano di un solo paio di spalle e vanno oltre a cingere un'altra schiena, a conficcarsi in altre scapole

La gioia di ritrovarsi scaccia l'orrore
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Le braccia non si accontentano di un solo paio di spalle e vanno oltre a cingere un'altra schiena, a conficcarsi in altre scapole. Le lacrime annegano nelle bocche aperte a sorriso, le mani si aggrappano, stringono, stritolano, si appropriano, non lasciano più. Le dita scorrono tra i capelli, superano i nodi, seguono l'onda soffice. Le bibite scaricate dalle macchinette, per dissetare e festeggiare e annaffiare mesi di terrore con le rassicuranti bolle fresche. Merendine e racconti accennati, col peggio lasciato per dopo, o per mai. Il balsamo di ritrovarsi: che apre il naso, dilata le narici, fa luccicare gli occhi. Un istante che schiaccia il tempo e tutto lo schifo che c'è stato dentro. Ieri, il ritorno dei quattro ostaggi israeliani, sembrava una scena dell'area arrivi dell'aeroporto di Heathrow. Come in una commedia romantica, di quelle che ti spiegano che l'amore è ovunque, attorno. Una ragazza due giovani e un uomo fatto e finito: tutti restituiti vivi e con un'inattesa voglia di celebrare quel che ci sarà d'ora in poi. Tutti scampati. L'orrore gli si era stretto attorno alla vita lo scorso sette ottobre, mentre erano distratti da un concerto, mentre respiravano la polvere alzata dai piedi che ballavano. In quella giornata di ferocia e sgomento in cui in tanti erano stati trascinati via per i capelli, caricati sulle moto e sui Pick-up, ammazzati sul posto, torturati davanti alle fotocamere dei cellulari, massacrati e umiliati da Hamas. Da allora, dei tanti «rubati» non si è saputo più nulla e si è immaginato il peggio. Chi li attendeva a casa non sapeva se augurarsi di saperli vivi e torturati, oltraggiati, calpestati o morti e in qualche modo in pace. Per questo ieri, i prigionieri recuperati a Gaza in un blitz dell'Idf e dello Shin Bet, sembravano altro. Le chiome lucide, i vestiti puliti, i sorrisi bianchi, il sollievo in faccia: di trovarsi a casa, al sicuro, di appendersi al collo dei genitori, di accarezzare i fratelli, di scordarsi gli aguzzini...

Sembravano sbarcati da un volo di linea del detestato, spensierato Occidente, reduci da una vacanza. Sembravano lì a gioire di ritrovarsi, senza essere stati rovinati da uno sfregio che ha cambiato il mondo. Felici e intatti. Sì, in qualche maniera intatti. Che è poi il modo in cui hanno vinto davvero.

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