Giorgia Meloni si candida a Roma: ​"Nessun uomo può dirmi cosa fare"

La leader di Fratelli d'Italia consuma lo strappo e si candida: "Sono qui per unire". Ma la sua mossa non fa altro che dividere il centrodestra. Solo la Lega Nord la appoggerà nella sua corsa

Giorgia Meloni si candida a Roma: ​"Nessun uomo può dirmi cosa fare"

"Dopo attenta e ragionata riflessione, ho deciso di correre per la carica di sindaco di Roma". In una conferenza stampa affollatissima al Pantheon, Giorgia Meloni ha rotto gli indugi annunciando la propria candidatura alle elezioni comunali di Roma. Candidatura che arriva dopo un primo appoggio e, quindi, lo strappo a Guido Bertolaso che corre per Forza Italia e che a oggi può contare solo sul sostegno della Lega Nord. "Sono qui per unire e non per dividere - dice la leader di Fratelli d'Italia- ma soprattutto sono qui per vincere". In realtà la sua mossa non fa altro che dividere un centrodestra che aveva già trovato una candidatura condivisa da far correre per il Campidoglio.

Che nella Capitale il centrodestra sia definitivamente spaccato lo certifica anche Matteo Salvini. Lo mette in chiaro sin dalle prima ore del mattino, prima ancora che la Meloni annunci la propria candidatura. "A Milano abbiamo Parisi, sostenuto da squadra forte e compatta, a Roma non c'erano le condizioni". Nella Capitale la Lega Nord correrà per far vincere la leader di Fratelli d'Italia. Dopo un primo accordo, i due partiti del centrodestra rompono il patto su Bertolaso e scendono in campo in una già affollatissima competizione elettorale. A destra c'è anche Francesco Storace che punta al soglio del Campidoglio. Eppure la Meloni e Salvini anziché unire, decidono di spaccare ulteriormente. E lo fanno ammantando la scelta di un civismo che non esiste. "Bisogna tornare all'orgoglio di essere romani - tuona la Meloni dal Pantheon - prima c'era l'orgoglio di essere cittadino romano, ora si pensa ai topi, a mafia capitale: sono spaventata che i cittadini non ci credono più - continua - bisogna tornare all'orgoglio di dire civis romanus sum, bisogna alzare la testa".

Le discesa in campo della Meloni non spaventa Bertolaso. Che, ai microfoni di Un giorno da pecora, rilancia il proprio impegno per Roma. "Vado avanti come mi avevano chiesto due mesi fa - promette - e vado avanti come una ruspa". Tra le sue parole traspare una punta di fastidio per il tradimento della Meloni. D'altra parte lo stesso Bertolaso sa che "i politici hanno un'idea e il giorno dopo la cambiano". "Io non sono un politico ma un tecnico, sono stati loro tre a chiedermi di candidarmi e io l'ho fatto", sottolinea l'ex capo della Protezione Civile. Che nelle prossime ore le scriverà un messaggio. "Cara giorgia - le dirà - io continuo a volerti bene nonostante tutto". E poi le manderà sette rose rosse.

Durante il comizio al Pantheon, la Meloni è tornata a rinfocolare la polemica con Bertolaso sull'opportunità di portare avanti una campagna elettorale tanto aspra in piena gravidanza. "Credo che una donna debba scegliere liberamente - ribatte - nessun uomo può dire a una donna cosa deve fare o non fare". Per questo, dice, ha scelto discendere in campo anche se incinta. "Roma ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli", ricorda la Meloni ammettendo che avrebbe preferito godersi "i mesi più belli per una donna in un altro modo".

"Ma - conclude - ho sempre considerato che se non ci fosse stata un'opzione migliore la mia candidatura sarebbe stata in campo". Tuttavia, per come ha condotto questo desolante tira e molla, si è portati a pensare che le motivazioni della Meloni debbano essere cercate altrove.

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