Non ci si può stupire più che tanto se, ridimensionato nei suoi poteri, il governo guidato da Mario Draghi gode sempre più del favore dei sindacati. Ormai sembra che tutte le obiezioni che negli scorsi mesi erano state avanzate nei riguardi dell'esecutivo non contino più. E così si moltiplicano le lodi per l'accoglimento delle molteplici richieste avanzate: che si tratti del potere d'acquisto come delle pensioni, come dei bonus. La ragione di questa trasformazione da parte della Triplice è semplice. Infatti, l'approssimarsi delle elezioni ha riportato all'ovile i sindacalisti italiani, che sebbene si presentino quali difensori dei lavoratori, nei fatti sono soprattutto schierati a difesa della classe politica: a partire dal Pd e dai suoi satelliti. Da tempo le organizzazioni sindacali hanno ben poco a che fare con i lavoratori stessi, dato che hanno perso una gran parte dei propri iscritti e sono più che altro strutture strettamente connesse con la sinistra di governo. È chiaro che quest'ultimo repentino cambiamento di linguaggio si spiega soltanto con le attese delle formazioni rimaste fedeli all'esecutivo fino alla fine e che ora, a campagna elettorale iniziata, cercano di sfruttare ogni occasione per strappare consensi.
C'è però da chiedersi a cosa possano servire simili sindacati: a tal punto politicizzati e perfettamente allineati agli interessi di questo o quel gruppo dirigente. Se in passato ci si poteva allarmare soprattutto per l'estremismo di organizzazioni prigioniere di logiche stataliste, oggi colpisce soprattutto questo loro muoversi all'ombra del potere, traendo forza e risorse dalle logiche redistribuitive adottate dagli apparati governativi.
Almeno in parte, la tensione ideologica pare sia venuta meno: al punto che ora perfino Maurizio Landini può elogiare il tecnocrate già alla guida della Bce.
Al tempo stesso, però, sembra perfino più forte l'interconnessione con chi egemonizza la vita politica e, oltre a essa, l'economia, i media, l'accademia. Fortunatamente da tempo il gioco è scoperto; e anche questo spiega la perdita di credibilità dei sindacati stessi.
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