Non un raptus, ma un omicidio premeditato quello di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne uccisa dall'ex fidanzato la notte dello scorso 11 novembre tra le fabbriche e le strade vuote di Fossò, a pochi chilometri dalla casa di Vigonovo, in provincia di Venezia, dove viveva con la sua famiglia. Nell'avviso di chiusura indagini, la Procura contesta a Filippo Turetta - arrestato dopo una settimana di fuga in Germania e reoconfesso del delitto - una sfilza di aggravanti che se verranno confermate in giudizio potrebbero costargli l'ergastolo e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio. Oltre alla premeditazione dell'omicidio, i magistrati contestano al giovane la crudeltà, l'efferatezza e i motivi abietti e futili. Anche il sequestro di persona, il porto abusivo di armi, lo stalking e l'occultamento di cadavere. Impossibile, con questo quadro accusatorio, accedere allo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. Il processo, che potrebbe cominciare già ad ottobre, sarà celebrato davanti alla Corte d'Assise e, vista l'attenzione sollevata intorno ad una vicenda che ha scosso le coscienze e mobilitato le piazze, sarà necessariamente sotto i riflettori.
Secondo il procuratore Bruno Cherchi il fatto che Turetta avesse premeditato il delitto è ampiamente provato non solo dalla ricerca sul web dei luoghi di montagna dove nascondere il cadavere, ma anche dall'acquisto di cerotti, scotch e corde con cui immobilizzare la vittima e non farla urlare. Oggetti trovati nella macchina di Turetta insieme ad una cartina geografica per la fuga. Per la fissazione dell'udienza preliminare serviranno giusto i tempi tecnici. «Quelli necessari alla difesa - spiega il procuratore - per controllare, vedere, compulsare il fascicolo processuale, che è rilevante. Ci sono tutte le consulenze che dovranno essere valutate, anche se sono state fatte con la partecipazione della difesa fin dall'inizio. Fatto questo penso che i tempi saranno brevi».
Filippo ha ucciso Giulia perché non si rassegnava di averla persa. Un delitto atroce, messo in atto in più fasi: prima ci fu un'aggressione nel parcheggio sotto casa della giovane, poi un'altra nella vicina zona industriale, in cui la studentessa venne accoltellata ripetutamente mentre cercava di mettersi in salvo.
Caricata in auto la vittima, Turetta avrebbe cominciato a vagare in macchina per raggiungere il lago di Barcis, dove scaricò il corpo dell'ex fidanzata per poi iniziare una lunga fuga in automobile. Fuga che si interruppe in Germania con la cattura.
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