"La giustizia italiana fa paura. I pm alimentano lo scontro"

Salvini: "Berlusconi è vittima di un accanimento, dalle toghe a volte più una censura morale che giuridica"

"La giustizia italiana fa paura. I pm alimentano lo scontro"

Il referendum sulla giustizia del prossimo 12 giugno è in buona parte merito di Matteo Salvini che insieme ai Radicali ha promosso la raccolta firme e contribuito a rilanciare l'urgenza di una questione, quella del malfunzionamento della giustizia e della politicizzazione delle toghe, che in passato ha diviso lo stesso centrodestra. In questa consapevolezza ha contribuito l'esperienza vissuta da Salvini sulla propria pelle, accusato di «sequestro di persona» per aver chiuso i porti all'immigrazione clandestina da ministro dell'Interno. «Il mio processo per aver difeso i confini dell'Italia andrà avanti mesi o anni, la prossima udienza sarà venerdì 17 giugno ed è frutto della volontà politica di 5Stelle e sinistra che hanno fatto di tutto per mandarmi alla sbarra - spiega al Giornale il leader della Lega -. È il loro modo per battere gli avversari politici, non è un caso se c'è una preoccupante censura a proposito dei quesiti sulla giustizia». Uno dei quali riguarda il Csm, l'organo che dovrebbe governare la magistratura ma che invece, nel sistema scoperchiato da Palamara e Sallusti, è il centro di smistamento delle carriere e delle promozioni in base all'appartenenza ideologica dei magistrati. «I cittadini hanno paura della giustizia anche perché si apprende di spaventose guerre tra magistrati. Anche la procura di Milano sta vivendo queste profonde lacerazioni. Occorre demolire e ricostruire il Csm, ma con il Pd e i 5Stelle è impossibile farlo perché bloccano tutto. Difende l'esistente. E la riforma Cartabia da sola non basta» dice Salvini. Che rilegge sotto questa luce la vicenda del processo Ruby contro Silvio Berlusconi, compresa l'ultima requisitoria del pm che ieri ha chiesto una condanna a 6 anni di reclusione per l'ex premier. «Alcuni pubblici ministeri della Procura di Milano si dimostrano fuori dal tempo, preferiscono alimentare una contrapposizione di natura politica al di fuori di ogni logica. Contro Silvio Berlusconi sembra ci sia un accanimento, descritto in modo sconvolgente anche dall'ex presidente dell'Anm Luca Palamara: nonostante sentenze di assoluzione e scandali che coinvolgono le toghe, le richieste di condanna e i processi contro il Cavaliere non finiscono mai - commenta il leader leghista -. Sono rimasto molto colpito dal fatto che alcuni passaggi della requisitoria che ha letto il pm sembravano una censura morale più che giuridica. I magistrati devono solo esaminare norme, non dare giudizi sui comportamenti privati, addirittura censurando il comportamento di alcune famiglie delle ragazze coinvolte. Il richiamo a Putin (il pm Tiziana Siciliano ha tenuto a sottolineare l'amicizia tra Berlusconi e «Putin che ora sta mettendo in ginocchio il mondo», ndr) appare del tutto fuori luogo, gravissimo, frutto di pregiudizio politico e di evidente antipatia».

A colpire il segretario della Lega sono anche i tempi del processo Ruby Ter. «L'inizio indagini risale al 2015: è inammissibile essere vicini alla prima sentenza dopo 7 anni. Sette anni! Aggiungo che il processo principale sul caso Ruby è finito con una assoluzione: sembra singolare che si continuino a inseguire filoni di processo quando il principale ha dato ragione a Berlusconi. Sono certo che il Cavaliere ne uscirà bene, ma qui c'è l'ennesima dimostrazione della necessità dei referendum sulla giustizia. È nell'interesse di tutti avere la certezza che chi ha il potere di fare indagini e di chiedere 6 anni di pena sia un magistrato indipendente. Attenzione: la mia non è una accusa a questi pm, ma sono convinto della necessità che tutti i magistrati siano svincolati dalle correnti». Altrettanto netto è il giudizio sul merito del processo alle serate ad Arcore: «È ridicola prima ancora che offensiva l'idea di chiedere sei anni di reclusione per rieducare un imprenditore del suo calibro e un uomo politico che è stato per nove anni presidente del Consiglio e ha quasi 86 anni. Ha sempre aiutato, in totale trasparenza e per tutta la sua vita, persone che riteneva ne avessero necessità.

Lo aveva detto anche lui stesso nel corso di un'udienza del processo dal quale, poi, era stato assolto. Insieme, con il referendum, vinceremo questa grande sfida, contro tutto e tutti: non credo a un'Italia condannata a una giustizia ingiusta e inefficiente».

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