La giustizia spacca Israele. C'è il primo sì alla riforma. E in piazza è "resistenza"

Il disegno di legge votato alla Knesset. Scontri e proteste. I riservisti si ritirano dal servizio

La giustizia spacca Israele. C'è il primo sì alla riforma. E in piazza è "resistenza"
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Anche ieri in decine di migliaia hanno manifestato in Israele contro la riforma giudiziaria del governo di Benjamin Netanyahu. Decine di fermi, strade bloccate, cariche della polizia, scontri, 8 feriti e 73 persone arrestate. Tutte le principali città sono state coinvolte: Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. La Kaplan Street di Tel Aviv è diventata rapidamente il fulcro. Qui la polizia ha dispiegato cannoni ad acqua nel tentativo di disperdere la folla. Gli organizzatori lo hanno chiamato «giorno della resistenza» e hanno invitato i cittadini «a salvaguardare la democrazia israeliana». I manifestanti alzavano striscioni con su scritto: «Vietato l'ingresso a una dittatura» o «Insieme saremo vittoriosi» e sventolavano la bandiera nazionale bianca e azzurra. A Tel Aviv, un video mostrava un poliziotto a cavallo che buttava a terra un manifestante, mentre più a nord, a Herzliya, i dimostranti bruciavano pneumatici nel mezzo di un incrocio prima di essere rimossi dalla polizia. Altri cantavano cori di protesta e battevano su tamburi. Nel frattempo, un gruppo di veterani di guerra si radunavano all'interno di un terminal dell'aeroporto internazionale Ben Gurion, vestiti come personaggi incappucciati di rosso del romanzo distopico e della serie tivù «The Handmaid's Tale» («Il racconto dell'ancella») e salutavano chi entrava nel Paese. In migliaia poi si sono riuniti al Terminal 3, l'hub principale, e alcuni si sono lamentati di essere stati accerchiati dalla polizia.

Il caos è scoppiato lunedì notte quando la Knesset, il Parlamento dello Stato ebraico, ha approvato, con 64 voti contro 56, in prima lettura (su 3), la modifica della «clausola di ragionevolezza» che limita le capacità della Corte Suprema di intervenire. La misura mira a cancellare appunto la possibilità per la magistratura di pronunciarsi sulla «ragionevolezza» delle decisioni del governo. In un video postato su Facebook, Netanyahu ha cercato di rassicurare i cittadini: la legge «non è la fine della democrazia, ma rafforzerà la democrazia». Per gli organizzatori delle proteste invece ora «solo il popolo può salvare Israele».

Le riforme hanno polarizzato il Paese e scatenato manifestazioni di massa da più di sei mesi. Il disegno di legge fa parte di un pacchetto di riforme che vuole ridimensionare il potere della magistratura. Ma secondo l'esecutivo in carica i tribunali esercitano troppe interferenze nella politica. Chi critica la riforma afferma invece che i piani del governo rappresentano una grave minaccia per il sistema democratico del Paese. Intanto sono state scene drammatiche quelle viste all'interno del palazzo del parlamento a Gerusalemme, poco prima che i parlamentari votassero il disegno di legge. I manifestanti hanno cercato di incollarsi al pavimento all'ingresso della camera prima di essere trascinati via dalle guardie.

Ma il caos non si è arrestato. Sono state indette manifestazioni anche davanti alla residenza del presidente Isaac Herzog a Gerusalemme, al ministero della Difesa israeliano a Tel Aviv e al consolato americano. Ma c'è di più. Ora centinaia di riservisti - la spina dorsale dell'esercito israeliano - hanno minacciato di smettere di presentarsi in servizio per protestare contro la riforma.

Ieri anche quelli dell'agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet e il servizio di intelligence del Mossad hanno detto che ne avrebbero seguito l'esempio. Il capo di stato maggiore dell'esercito però ha intimato che i riservisti non hanno il diritto di rifiutarsi di presentarsi, e l'esercito ha fatto sapere che agirà contro chiunque li segua.

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