Il gollismo è morto. Con lo spaccarsi in due dei Républicains sul voto di fiducia al governo Borne, possiamo dire che una storia iniziata nel 1946 stia giungendo al capolinea. In realtà, secondo molto studiosi, il gollismo era morto già con la morte di De Gaulle, e al massimo del suo successore, Pompidou. Ma prima Chirac e poi Sarkozy avevano rivitalizzato questa cultura politica e soprattutto avevano incarnato la «destra repubblicana»: una destra nazionale più che liberale (e mai liberista!), eretta al tempo stesso contro il socialismo di Mitterrand e seguaci da un lato e l'estrema destra lepenista da un altro. Che questo disegno non rispondesse più ai bisogni della Francia, lo si vide però nel 2017, quando i neo gollisti con Fillon non riuscirono a tornare all'Eliseo, nonostante il disastro di Hollande e poi, cinque anni dopo, nell'ancora più grave disfatta. A questo punto c'è da prevedere davvero che il partito sparisca al più presto. O meglio che, privato di un'ala che probabilmente si avvicinerà a Le Pen, quel che ne rimane entri in una grande alleanza che dai Républicains vada alla sinistra moderata, passando ovviamente per i macronisti, come proposto dall'ex primo ministro Edouard Philippe, che con ogni probabilità sarà chiamato a candidarsi al posto di Macron tra quattro anni, visto che il presidente, dopo due mandati, non potrà ripresentarsi. La fine del gollismo è infatti soprattutto fine del suo elettorato: già nelle presidenziali del 2017, ma soprattutto in quelle dello scorso anno, una parte consistente degli ex elettori di Chirac e Sarkozy sono finiti con Macron. Che oggi incarna, al di là della ideologia di una parte dei suoi parlamentari, il centrodestra, nello spirito migliore della storia francese: centrodestra che comprende anche la storia del gollismo, nella quale il Generale si pensava e si diceva sempre oltre la destra e la sinistra. La riforma delle pensioni, del resto, fa parte o dovrebbe fare parte del bagaglio di qualsiasi partito liberal-conservatore o di centrodestra che si rispetti: la incoerenza di quei Républicains che hanno votato contro la fiducia sta nel fatto che, nella passata legislatura, avevano presentato un piano di riforma delle pensioni ancora più rigoroso di quello di Macron.
Molto probabilmente lo scenario politico francese sarà caratterizzato nei prossimi anni dalla contrapposizione tra un centrodestra macronista, liberal conservatore, aperto a elementi del centro sinistra, e un blocco rosso-nero: quello rappresentato dalla destra di Le Pen e dalla estrema sinistra di Mélenchon. Divisi su tutto tranne che su due elementi, tuttavia essenziali: sono entrambi anti americani ed entrambi socialisti.
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