![Il governo in Aula sul caso Paragon: "Spiare i cronisti? No, li salviamo"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/13/1739425130-azt6gchz0mzhzbpw14jr-ansa.jpeg?_=1739425130)
Il caso «Paragon» finisce nell'aula del Parlamento, e per la prima volta il governo parla ufficialmente della vicenda, ancora fumosa, dei giornalisti e attivisti intercettati tramite lo spyware israeliano Graphite.
Tocca al ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, durante un animato Question time con le opposizioni che denunciano «omertà» e «lesioni della democrazia», rispondere alle interrogazioni dei deputati. Smentisce seccamente le voci, diffuse da alcune testate internazionali, di disdetta del contratto da parte del provider israeliano: «Nessuna rescissione, i sistemi sono stati e sono pienamente operativi contro chi attenta agli interessi e alla sicurezza della nazione». Come «tutte le intelligence del mondo», dice, anche i servizi italiani, «al fine di contrastare le organizzazioni terroristiche o criminali, in nome della sicurezza nazionale da molti anni fanno ricorso a strumenti come quelli prodotti e forniti dall'azienda Paragon Solutions». Ma il loro utilizzo «avviene sotto il controllo dell'Autorità delegata, del Copasir (quindi del Parlamento, ndr) e della magistratura». Se ci sono state violazioni delle regole «compete in ogni caso all'autorità giudiziaria accertare l'origine delle vulnerabilità denunciate. I Servizi italiani sono pronti a dare tutto il loro supporto». Ciriani respinge con fermezza le accuse all'esecutivo: «Questo governo non ha spiato giornalisti, ma se mai li ha portati in salvo», afferma, ricordando il recente caso di Cecilia Strada. E si dice pronto ad «adire alle vie legali» contro chi lo sostenga.
Resta però aperta la questione di chi abbia allora «spiato» un giornalista come il direttore di Fanpage Francesco Cancellato: «Il governo continua a dire che va tutto bene, ma se i servizi non hanno spiato Cancellato chi è stato a farlo», chiede l'ex premier Matteo Renzi. «Qual è la non identificata forza di polizia che ha in uso il trojan israeliano?». E sullo stesso tasto battono anche gli altri partiti del centrosinistra: «Il governo dica chi altri ha contrattualizzato Paragon», dice il dem Federico Fornaro. «Il governo ci dice che il contratto con Paragon è ancora attivo. Allora chi ha spiato giornalisti e attivisti», dice Nicola Fratoianni di Avs. «Quale corpo di polizia che, secondo la denuncia trapelata da Israele, non ha rispettato le regole del contratto? Chi ha in utilizzo quel software?», incalza Enrico Borghi di Iv, membro del Copasir. Toni veementi da M5s, che accusa il governo di «autorizzare azioni eversive», e di essere passato «dal postfascismo al neo-piduismo».
Fuori dall'aula, parla della questione (ed è la prima volta) anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che è titolare della delega ai Servizi. Si sofferma volutamente in Transatlantico con i cronisti, per confermare la versione data in aula da Ciriani: nessuna intrusione anomala o utilizzo improprio dello spyware israeliano da parte dell'intelligence italiana. «Noi abbiamo fatto i nostri accertamenti, per la parte che ci compete», assicura. Paragon, spiega «si limita a fornire lo strumento, il software». Quanto al governo, «garantisco a suo nome il rigoroso rispetto della Costituzione e della legge 124, in modo particolare nei confronti dei soggetti che meritano una tutela specifica, a cominciare dai giornalisti. E tutti hanno constatato che vi è stata una stretta rispetto al periodo precedente». A chi gli fa notare che il vicepremier Salvini ha parlato di «regolamento conti nei servizi segreti» replica: «Salvini, o meglio il suo partito, ha già avuto modo di rettificare».
Intanto il Pd e i suoi alleati cerca di far sbarcare il caso al Parlamento europeo, chiedendo una apposita commissione di inchiesta a Strasburgo.
Il capogruppo dem Nicola Zingaretti, insieme a rappresentanti di Avs, M5s e Verdi, scrive alla presidente Roberta Metsola: «Pensiamo che questo scandalo riguardi l'Ue, perché in gioco c'è la violazione dei dati personali e la libertà di stampa».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.