Luigi Di Maio preferirebbe che il nome di Mario Draghi non venisse accostata al futuro del Colle. L'inquilino della Farnesina lo ha fatto capire con un'intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera: un'occasione tramite cui il ministro degli Esteri ha dichiarato che "bisogna lasciare fuori il premier da giochi politici e toto nomi".
Il senso delle parole dell'ex leader del MoVimento 5 Stelle è tutto nell'interpretazione che un onorevole vicino allo stesso Di Maio fornisce a IlGiornale: "Non c'è un retroscena. Lui dice due cose. Prima afferma che saranno i parlamentari ad occuparsi dell'avvenire del Quirinale. La seconda riguarda l'azione dell'esecutivo che deve andare avanti". Poi la nostra fonte, che preferisce l'anonimato, diventa più esplicita: "Che questo significhi "no" a Draghi al Colle perché il governo deve rimanere in piedi non è una dichiarazione diretta, bensì qualcosa che si sente". Il ragionamento si basa pure sugli equilibri internazionali: "Esistono segnali in questo senso, come nel caso dell'Economist. Di Maio non lo ha detto in chiaro, però, per la sensibilità che ho rispetto al Gruppo, penso sia difficile portare Draghi al Quirinale. Se non altro perché tutto il mondo ci guarda, mentre l'azione del governo deve andare avanti". L'onorevole pone sul tavolo alcuni problemi riguardanti sia la necessità di proseguire con il Pnrr e le riforme previste sia la possibilità di giocarsi la leadership europea. Se il presidente del Consiglio dovesse essere eletto al Quirinale, l'Italia perderebbe in partenza la gara per lo scettro d'Europa.
Mentre all'interno del MoVimento 5 Stelle si ragiona sulle frasi rilasciate da Di Maio, il leader Giuseppe Conte appare impreparato rispetto al da farsi sul Quirinale: "Se vuoi la mia previsione - dice la nostra fonte - voteremo scheda bianca per le prime chiame. Faremo dei tavoli politici figurativi, anche alla presenza delle altre forze, ma all'inizio voteremo scheda bianca". Una voce ricorrente circola attorno a Conte in Parlamento: è un brusio collettivo che verte sull'impreparazione politica in vista del Colle. Perché l'ex premier giallorosso e gialloverde, in estrema sintesi, "non ha un' idea".
A svelarci come stiano le cose sono alcuni parlamentari post grillini: quelli che hanno aderito al Gruppo misto, per intenderci, provocando una delle tante fratture del contesto pentastellato.
La bordata principale la tira un altro deputato: "Sembra incredibile eh...ma è così". Cioè non esiste una ipotesi per il Quirinale che provenga dalla formazione politica che Conte dice di guidare? "Confermo". Il MoVimento 5 Stelle avrebbe una tradizione di nomi di bandiera, come accadde con la candidatura del giurista Stefano Rodotà. Ma il nuovo corso dell'avvocato originario di Volturara Appula differisce anche in questo aspetto.
Un senatore ci mette il cosiddetto carico: "Conte non ha nessuna idea di quale nome fare. Il dramma è questo: sembra un bluff...sembra che vogliano tenere il nome segreto. Ma la verità è che non ce l'hanno". Da junior partner modello, i grillini guarderanno alla strategia di Enrico Letta, che hai i suoi di problemi: "Il nome lo sceglierà il Partito Democratico ed il MoVimento dirà che è anche il suo. Troveranno un giurista, un filosofo... . Un nome specchiato che possa essere simile alla figura del presidente Sergio Mattarella o di un altro presidente di quel genere. Sempre che Franceschini non blocchi tutto per provare ad essere il candidato più spendibile".
L'Alternativa c'è, intanto, prepara la mossa: è stata convocata una riunione degli aderenti per la prossima settimana. In quella circostanza, gli ex grillini tireranno fuori un nome. Qualcuno su cui provare a far convergere coloro che sono scandalizzati per la gestione dell'ex "avvocato degli italiani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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