Il governo riabilita le Province. E i 5 Stelle incolpano la Lega

Sulla bozza riguardante la riforma degli enti locali, si parla esplicitamente dell'elezione diretta dei membri e dei presidenti delle 110 province italiane

Il governo riabilita le Province. E i 5 Stelle incolpano la Lega

Si tornerà al voto per le Province. O perlomeno questa è una ferma intenzione del governo. A rivelarlo è il Sole24ore che, spulciando la bozza sulla riforma degli locali, ha trovato un passaggio in cui si parla esplicitamente dell'elezione di 2.500 consiglieri e dei presidenti di provincia.

"La Provincia ha un presidente, eletto a suffragio universale dai cittadini dei Comuni che compongono il territorio provinciale, coaudivato da una giunta da esso nominata", si legge nella bozza dove si fa riferimento anche al Consiglio provinciale che avrà "poteri di indirizzo e controllo" e che sarà "eletto a suffragio universale". Frasi scritte su carta intestata della Presidenza del Consiglio dai componenti del tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Citta istituito dal Milleproroghe, guidato dal sottosegretario leghista Stefano Candiani e dalla viceministro all'Economia, Laura Castelli.

E la questione fa scoppiare un nuovo caso all'interno della maggioranza. "Per il M5S non esiste alcun tipo di poltronificio, quindi le Province si tagliano. Punto. Per noi è così, per il resto chiedete alla Lega. L'Italia ha bisogno di efficienza e snellimento, non di enti inutili e costosi", taglia corto Luigi Di Maio. E fonti dei 5 Stelle aggiungono che "si tratta di una riforma del Testo unico Enti locali portata avanti dalla Lega sulla quale il M5S non è assolutamente d'accordo". Al vicepremier grillino risponde Stefano Candiani, sottosegretario all'Interno della Lega, che, intervistato dall'Adnkronos, dice:"Se la preoccupazione di Di Maio sono i costi, stia tranquillo che stiamo elaborando proposte che si basano sul buonsenso e che daranno agli italiani quell'anello di congiunzione tra i Comuni e le Regioni, le Province appunto, senza il quale ci troviamo con strade scuole e servizi provinciali abbandonati a se stessi. Oggi -avverte- abbiamo delle province che sostanzialmente son state ridotte ad uno stato larvale, con grave rischio anche di danni per la sicurezza dei cittadini. Penso, in particolare, agli edifici scolastici e alla manutenzione della rete viaria". Candiani precisa di non voler aprire l'ennesima polemica politica ma intende "andare fino in fondo" così da rimediare "ai guai prodotti dalla nefasta stagione delle riforme del governo Renzi, peraltro già messa nel cassetto e archiviata dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016".

Duro il commento delle opposizioni: "L'ultima barzelletta del governo riguarda la resurrezione delle Province", attacca Anna Maria Bernini (Forza Italia), "C'è un tavolo tecnico-politico guidato dalla viceministra Castelli e dal sottosegretario Candiani che ha partorito le linee guida di riforma degli enti locali e che prevede il ritorno alle vecchie Province con l'elezione a suffragio universale di 2500 tra presidenti e consiglieri. Il documento è stato rigorosamente redatto su carta intestata della presidenza del consiglio. Bene: stamani il vicepremier Di Maio ha detto che per lui le Province si tagliano e che ogni poltronificio deve essere abolito. Fino a ieri eravamo convinti che a Palazzo Chigi ci fossero due diversi governi, uno della Lega e uno dei Cinque Stelle. Oggi ne spunta un terzo, che evidentemente lavora all'insaputa degli altri".

Insorge anche l'ex premier Matteo Renzi che su Facebook attacca:"Pur di andare contro le scelte del nostro governo, fanno risorgere le vecchie province. Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l'elezione diretta delle province. Questo è il #governodelcambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone".

Il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci, invece, usa Twitter per punzecchiare la maggioranza:"Litigano su Siri, legge di bilancio, Rai, Libia, immigrazione, Roma, litigano su tutto. C'è una cosa che però li mette sempre d'accordo: spartirsi le poltrone. Con ritorno alle #Province pronti 2500 nuovi incarichi", scrive.

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