Non c'è solo la Tav che potrebbe saltare con il governo Lega-Movimento 5 Stelle, come previsto dall'ormai famoso "contratto" siglato dalle due forze politiche e sottoposto al consenso dei rispettivi elettorati. Anche altri investimenti (non solo pubblici) sono a rischio, con alcune grandi opere, già decise in passato, che potrebbero non vedere la fine. In totale, come sintetizzato dal Corriere della sera, si parla di 133 miliardi di investimenti: alcuni già finanziati, altri no. Lo Stato ha già sborsato 98 miliardi per queste opere: per essere completate ne servirebbero almeno altri 35, come emerge dal Def presentato dal governo Gentiloni. Trentacinque miliardi non sono certo bruscolini. Ma neanche i 98 già spesi sono bruscolini.
Vediamo una rapida carrellata (coi relatvi costi) di questi cantieri a rischio. La mannaia dovrebbe cadere sulla tratta ferroviaria di Alta velocità da Torino a Lione, con una spesa complessiva di 8,2 miliardi e ancora 4,1 da trovare per il nostro Paese. Chiudere il cantiere e far saltare tutto avrebbe un costo: circa 2,3 miliardi da rimborsare alla Francia, più le spese necessarie per dare una sistemata alle zone dove i cantieri sono già stati aperti e dove qualcosa si è costruito (non possono certo essere abbandonate a se stesse).
Sempre nel Nord Italia fari accesi sulle strade Pedemontane in Veneto e Lombardia. Per la prima sono stati stanziati 600 milioni ma complessivamente costerebbe 2,2 miliardi. La seconda, invece, prevede una spesa di 4 miliardi e sino ad ora i fondi reperiti sono 1,2 miliardi. Il Movimento 5 Stelle ha sempre contestato queste due opere, ma c'è da dire che le due Regioni, governate (anche) dalla Lega, le considerano prioritarie, e i governatori Zaia e Fontana difficilmente piegheranno la testa subendo lo stop all'investimento.
I grillini hanno sempre contestato anche il Mose di Venezia (la superdiga galleggiante che dovrebbe salvare Venezia dalle inondazioni), che è costato circa 5 miliardi, ma c'è anche un maxi gasdotto che proprio non piace al M5S: si tratta del Tap, la linea che trasporta il gas dall'Albania alla Puglia, oltre alla Rete Snam, che prosegue il tragitto fino all'Emilia. In ballo ci sono oltre 8 miliardi di spesa, con 1,5 già prestati dalla banca europea di investimenti. Per i grillini questa opera non rispèetta l'ambiente e i territori, e in passato (ma la battaglia prosegue) sono state organizzate diverse battaglie (ad esempio quella in Puglia per difendere gli ulivi) per cercare di fermare i cantieri.
Contestato anche il cosiddetto "Terzo valico" ferroviario tra Milano e Genova, un'opera molto importante che dovrebbe costare circa 8,2 miliardi, già quasi del tutto finanziata. Viste le enormi carenze di infrastrutture sembra difficile che vengano messi in discussione l'Alta velocità tra Napoli e Bari (costo previsto 5,8 miliardi) e la linea Palermo-Messina-Catania (6 miliardi), così come la dorsale adriatica tra Bari e Pescara (1,3 miliardi). In compenso ci sono altri tratti autostradali che potrebbero rimanere nei progetti e mai vedere la luce: ad esempio l'alta velocità tra Verona e Brescia, il collegamento autostradale Tirreno-Brennero, il rafforzamento della rete intorno a Firenze e l'austostrada del basso Lazio.
Taglia qui, lima là, sono tantissimi i cantieri a rischio. Tutti soldi sulla carta risparmiati, ma bisogna tenere conto anche degli investimenti già fatti (che finirebbero nella spazzatura) e le esigenze dei cittadini e delle imprese, che resterebbero al palo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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