Governo, il nodo della data delle urne

Si lavora per avere un nuovo governo in carica già al G7 che si terrà il 26 maggio. Ma per farlo i tempo sono risicati. Ecco chi potrebbe colmare il buco fino a quel momento

Governo, il nodo della data delle urne

Il nodo principale sul tavolo per sciogliere il rebus della crisi politica resta il timing sulle elezioni anticipate. "Matteo Renzi - riferiscono fonti parlamentari Pd - è ancora convinto che occorra, in mancanza di una presa di posizione di tutte le forze politiche ad un esecutivo di responsabilità, andare alle urne al più presto". "Non possiamo farci logorare, dobbiamo dare al più presto la possibilità ai cittadini di scegliere" è il refrain dell'ex premier. Ma la partita per formare un nuovo governo e andare a elezioni è tutta in salita.

Secondo questa tesi che filtra da fonti parlamentari dem al G7 che si terrà il 26 maggio occorrerebbe che ci sia già un nuovo governo in carica. Ipotesi che potrebbe concretizzarsi solo se ci fosse un accordo sui tempi sulla legge elettorale e sulla data del voto. Dopo il pronunciamento della Consulta, magari con qualche ritocco in base alle indicazioni che arriveranno da Palazzo dei Marescialli il 24 gennaio, bisognerebbe già pensare allo scioglimento delle Camere, entro la fine di marzo. Se poi dovesse essere Matteo Renzi a portare il Paese al voto con un reincarico (scenario finora respinto dal premier dimissionario) oppure restando a Palazzo Chigi per gli affari correnti o, ancora, se dovesse nascere un esecutivo Gentiloni (più remota la possibilità di un esecutivo a guida Padoan) è chiaramente un passaggio non secondario. Ed è un passaggio che, sottolineano fonti parlamentari dem, sarà oggetto del confronto di domani, quando la delegazione del Pd si presenterà al Colle.

L'ipotesi di un governo a tempo, con al voto entro l'estate e sul quale potrebbe non esserci la contrarietà del Quirinale, è ancora in campo. Ma non fornirebbe garanzie a chi teme sulla durata del nuovo esecutivo. Il timore dei renziani è che un nuovo governo possa arrivare fino al 2018. "Un governo di legislatura è inconcepibile - dice senza mezzi termini il ministro della Giustizia, Andrea Orlando - dobbiamo capire capire come chiuderla, non come andare avanti. La legislatura si è chiusa con il referendum".

"Bisogna fare in fretta", ha spiegato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ai gruppi parlamentari minori che si stanno avvicendando al Quirinale. Si guarda già alla data del 15 dicembre, quando è in programma il Consiglio europeo a Bruxelles. L'auspicio dei vertici istituzionali è che si possa arrivare a una soluzione della crisi a breve tempo. Il giro di consultazioni al Colle entrerà nel vivo domani, quando sarà la volta di Movimento 5 stelle, Forza Italia e Pd. Poi arriveranno le valutazioni del presidente della Repubblica. L'ipotesi del rinvio alle Camere del premier dimissionario è ancora sul tavolo ma gli stessi renziani non nascondono che si sta lavorando da giorni sull'ipotesi di puntare su Paolo Gentiloni. Renzi potrebbe, infatti, optare per una exit strategy con un suo fedelissimo a palazzo Chigi per compattare le posizioni nel Pd. Il via libera all'attuale ministro degli Esteri avrebbe l'ok non solo dei franceschiniani.

Il secondo rebus riguarderebbe i numeri in Parlamento. "Verdini - confidano diversi senatori che hanno il polso della situazione a palazzo Madama - sta lavorando per allargare il campo, con il superamento di Ala". Ma il fronte centrista è in ebollizione: l'Udc si è fatta da parte, quattro senatori di Ap non hanno votato la fiducia sulla manovra e altri ammettono di voler arrivare fino a fine legislatura. Inoltre occorrerebbe capire come si comporterebbero gli ex grillini che finora hanno dato un sostegno a Renzi.

Ma lo scoglio principale resta appunto l'interrogativo sulla durata: il tempo sarebbe quello del chiarimento sulla legge elettorale, ma sullo sfondo si aprirebbe un braccio di ferro tra le forze politiche. "Un governo si sa quando nasce ma non quando finisce", è la consapevolezza dei parlamentari di tutti i partiti. Ed è, secondo quanto riferiscono i suoi, soprattutto la consapevolezza di Renzi.

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